Chi conta di più?
Entro in oratorio e incontro Marco. E’ il dirigente di una squadra e mi fermo a chiacchierare con lui.
Resto affascinato dal suo entusiasmo e dalla sua passione.
Non nascondo che mi emoziono un pò nel sentirgli dire: “sa, è più di vent’anni che passo le domeniche a seguire una squadra del mio oratorio e mi sento ancora felice come la prima volta”
Pochi minuti dopo scopro che Marco ha confessato ad un altro dirigente: “sai, ero proprio emozionato nel stringere la mano al Presidente Nazionale”.
Ma come? Lui era emozionato? Posso comprendere ma c’è qualcosa che non funziona.
Sono io che devo essere emozionato e non lui.
Domenica sono andato a Monza a vedere le finali di un campionato under 14 di pallavolo.
Entro in oratorio e incontro Marco. E’ il dirigente di una squadra e mi fermo a chiacchierare con lui.
Resto affascinato dal suo entusiasmo e dalla sua passione.
Non nascondo che mi emoziono un pò nel sentirgli dire: “sa, è più di vent’anni che passo le domeniche a seguire una squadra del mio oratorio e mi sento ancora felice come la prima volta”
Pochi minuti dopo scopro che Marco ha confessato ad un altro dirigente: “sai, ero proprio emozionato nel stringere la mano al Presidente Nazionale”.Ma come? Lui era emozionato? Posso comprendere ma c’è qualcosa che non funziona.
Sono io che devo essere emozionato e non lui.
Viviamo un tempo nel quale ogni giorno ci fanno credere che quelli “importanti e che contano” sono quelli che stanno in alto.
Siamo talmente abituati a ragionare così che rischiamo di credere che questo valga anche nel Csi.
Non è così. La logica del Vangelo obbliga a ribaltare il punto di vista.
Ragioniamo per assurdo.
Se il Csi fosse già esistito quando Dio ha deciso di farsi uomo che cosa sarebbe accaduto? Gesu’ si sarebbe occupato della nostra Associazione? E che cosa avrebbe fatto?
Proviamo a rispondere. Di sicuro non avrebbe fatto il Presidente Nazionale. A dire il vero nemmeno il Presidente Provinciale o il responsabile di qualche importante Commissione. Più facile immaginare che avrebbe “preso in mano” una delle squadrette più disastrate della Terra Santa attirando a sé tutti i ragazzi che nessuno voleva.
Sicuramente Gesù non si sarebbe nemmeno seduto in qualche stanza per scrivere importanti trattati sulle valenze educative dello sport o per elaborare avvincenti ragionamenti culturali sul come lo sport può far incontrare la vita e il Vangelo.
Si sarebbe messo “tuta e pantaloncini” per stare con e tra i ragazzi , ricordandoci che non c’è altro modo di educare che quello di testimoniare con la propria vita.
Se tutto questo è vero allora dobbiamo rimettere un po’ di ordine a quell’incontro in Oratorio che ho vissuto domenica.
Marco e tutti quelli come lui sono i “personaggi” più importanti del Centro Sportivo Italiano.
Chi - come me - riveste ruoli ufficiali ha solo il compito si servire e di farlo nel modo migliore possibile .
Dovrebbe funzionare così in tutto. Dovrebbe funzionare così nella politica ed in ogni ambito della società civile.
Peccato che il nostro tempo l’abbia dimenticato.
Peccato che continua a “falsificare la realtà” facendo diventare importante chi siede più in alto.
Tutto questo per dire che sono stato fortunato domenica scorsa ad incontrare Marco.
Ed anche per dire che ogni Dirigente (non importa il livello di responsabilità) dovrebbe tornare - appena può - ad abbeverarsi alla fonte della vita “concreta e vissuta” di una società sportiva. Dovrebbe (deve!) respirare la polvere di un campo d’oratorio; l’odore dello spogliatoio; le lamentele di genitori insoddisfatti; la delusione di chi è triste perché è stato in panchina..
Se smette di vivere queste cose un dirigente finisce per educare a parole. E questo non funziona!
Il bello è che Marco questo rischio non lo correrà mai.