Non va bene!
Domenica non si gioca.
Vergogna! Siamo delusi, indignati e arrabbiati.
Solo degli irresponsabili possono arrivare alla decisione di fermare il campionato di calcio non mettendosi d’accordo sui soldi in un mondo di ricchi e straricchi.
Non prendiamo la parte di nessuno e non diamo ragione né ai calciatori né ai presidenti.
Diciamo che il “sistema “ ha perso la partita. E di brutto.
Vogliamo far sentire il nostra vicinanza al Presidente Abete, un dirigente al quale non mancano davvero responsabilità, pazienza, capacità di mediazione e buon senso, ma che – evidentemente- nulla ha potuto contro l’irresponsabilità dell’intero “sistema calcio”.
Dunque la prima di campionato non va in scena per lo sciopero. Bene, allora facciamo così.
Alla seconda di campionato voi giocate pure. A scioperare saremo noi. Tifosi, pubblico, appassionati potrebbero decidere di starsene a casa, di spegnere i televisori, di scoprire che una domenica senza calcio è possibile, lasciando stadi vuoti e deserti e indici auditel prossimi allo zero.
Una sorta di “sciopero bianco” dove saranno i tifosi veri ad imbracciare la passione ed a dire per una domenica: «vivo senza pallone per “scioperare” contro un calcio che non mi appassiona più…».
Sarebbe un modo per allarmare il “sistema calcio” e per farlo smettere di credersi immune da tutto e tutti.
Lo sciopero totale dei tifosi probabilmente è utopia. Già, probabilmente…Ma c’è un altro aspetto tutt’altro che utopico.
Se la logica diventa quella dello sciopero e del fare la voce grossa ad ogni costo, prima o poi (più prima che poi…) arriveremo a “fermare” i nostri campionati. Una bella giornata di “sciopero” sui campetti di periferia, nelle società sportive che si basano sul volontariato (e che tirano avanti tra mille fatiche…).
Di ragioni vere e serie per “scioperare” il mondo dello sport di base ne avrebbe a dozzine. Solo che è fatto di gente seria e responsabile che ama profondamente lo sport e l’educazione dei ragazzi e dei giovani.
Gente abituata a sentirsi ai margini del sistema, abituata a vedere non riconosciuto il prezioso servizio che rende allo sport ed al Paese.
Gente che rappresenta una parte importante del sistema calcio se è vero come è vero che senza una base “grande e forte” il mondo del professionistico sarebbe debole e traballante.
Gente che resta incredula ed indignata nel vedere l’universo d’orato della serie A che dice “non si gioca” tradendo nei fatti la passione dei tifosi.
Gente che non ha mai pensato in vita sua di scioperare e di fare la voce grossa per far valere i propri diritti (che non riguardano contratti milionari, ma il bene dei ragazzi e della comunità).
Gente che non l’ha mai pensato sino a ieri, ma che oggi inizia ad averne le “tasche piene” di un sistema confuso e irresponsabile che non riesce proprio a fare del calcio un sistema che sia un modello positivo per i giovani e per il Paese.
I giornali di oggi ci danno appuntamento al 10 settembre per la seconda di campionato, già, ma il danno della prima non giocata resterà come un segno indelebile su questo campionato e sul calcio di oggi.
Non si fa così!