27 ottobre 2011

Quei semi di pace affidati allo sport


Un pellegrinaggio sportivo? Sarebbe troppo riduttivo. L’esperienza vissuta in Terra Santa conosciuta col nome “JPII Games 2011 - Maratona per la pace” da un lato ha confermato che il pellegrinaggio nei luoghi santi possiede la forza di toccare i cuori e riaccendere il desiderio di preghiera e di religiosità, dall’altro ha confermato che lo sport possiede una molteplicità di valenze e di potenzialità inespresse. Non è questa la sede per ricordare lo stupore generato, in questi luoghi santi, dall’incontro armonioso con le religioni cristiana, ebraica e islamica.

Un pellegrinaggio sportivo? Sarebbe troppo riduttivo. L’esperienza vissuta in Terra Santa conosciuta col nome “JPII Games 2011 - Maratona per la pace” da un lato ha confermato che il pellegrinaggio nei luoghi santi possiede la forza di toccare i cuori e riaccendere il desiderio di preghiera e di religiosità, dall’altro ha confermato che lo sport possiede una molteplicità di valenze e di potenzialità inespresse. Non è questa la sede per ricordare lo stupore generato, in questi luoghi santi, dall’incontro armonioso con le religioni cristiana, ebraica e islamica. Come pure, sorprende scoprire che le diversità tra le culture presenti in quella regione non sono un problema insormontabile per la pacifica convivenza. Ed è per questo che ogni iniziativa di comunione in quei territori rafforza la speranza che la pace è possibile. Lo sport, ed è questo un dato su cui riflettere, negli ultimi decenni ha profondamente modificato la cultura sociale che lo sostiene. Talvolta divenendo un dono, altre volte un problema. Parole affiancate a sport sono espressione di diversi modelli culturali. Aggettivi diversi: agonistico,affaristico, mediatico, valoriale, educativo… Pensando però alle antiche Olimpiadi e alla sacra “tregua olimpica”, con sospensione di ogni guerra, non stupisce riproporre oggi lo sport quale strumento di pace. Dunque, quali frutti di pace ha portato questa “Maratona per la pace 2011”? Quali guerre ha fermato? Per gli scettici è stata una fatica inutile. La politica – affermano – non si è scomodata; non ha corso, non ha speso energie. È vero, eppure molti piccoli “miracoli” sono avvenuti sotto gli occhi dei media internazionali. Hanno giocato insieme, nella stessa squadra, ebrei e palestinesi. Un evento unico, mai successo prima e, per questo, segno di speranza. Un gruppo di giovani ebrei è potuto venire a Betlemme per iniziare la corsa. Non era mai successo prima: agli ebrei è proibito andare in terra palestinese! Un gruppo di palestinesi, in quanto parte della Maratona, è potuto transitare dal check-point e giungere a Gerusalemme, senza essere controllato, perquisito o respinto. Una rarità! Un gruppo di ragazzi di Haiti, presenti con la Fondazione Rava e i volontari statunitensi e spagnoli, ha respirato fede, gioia e serenità. Non poco, dopo le sofferenze del terremoto e le difficoltà a ripartire. E che dire dello stupore con cui gli atleti-pellegrini italiani hanno riassaporato la pace del cuore e il gusto della preghiera? E tutto questo grazie allo sport. Alle potenzialità del mondo sportivo. Alle speranze ed ai sogni degli uomini di sport. È proprio vero: in terra di dormienti gli sportivi scelgono il sogno da sognare.

L'angolo del Presidente

Quei semi di pace affidati allo sport

Massimo Achini

Presidente Nazionale