Sognando una squadra di fantastiche “schiappe”
Nella settimana che vede in campo la Nazionale, una giocata “da campione” l’ha fatta Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno. Sua Eccellenza, si è liberato al limite dell’area e ha fatto partire una “stoccata” che si è infilata dritta all’incrocio. Il bello è che non è sceso in campo: il goal da incorniciare l’ha fatto restando seduto dietro la sua scrivania. Veniamo ai fatti. Un bimbo (come capita a troppi!) resta per buona parte del campionato seduto in panchina perché grassottello e tecnicamente scarso. Suo padre scrive una lettera al giornale locale (il Tirreno) interrogandosi sulle finalità educative di una società sportiva che (forse in buona fede) finisce per rendere tristi i ragazzi. La lettera scatena un dibattito sulle colonne del giornale. A questo punto il Vescovo di Livorno decide di scendere in campo, dicendo con chiarezza la sua. “Mi sto adoperando per rilanciare gli Oratori in città. Penso soprattutto a quei ragazzi che rischiano di restare tagliati fuori dallo sport perché non hanno le capacità o anche solo l’interesse di dedicarsi a praticarlo in modo agonistico. Sogno una squadra di schiappe”. Non capita tutti i giorni di assistere a un Vescovo che, in prima persona, interviene per difendere il diritto allo sport dei ragazzi. Quando capita fa piacere. Regala entusiasmo. Serve come segno di fiducia e di incoraggiamento per tutti quelli che, in Oratorio, si impegnano per l’educazione dei ragazzi e dei giovani attraverso lo sport. Il problema non è giocare poco o giocare tanto. Il problema è rendere i ragazzi felici. Il problema è aiutarli a crescere nella vita. È vero che negli ultimi decenni la sensibilità educativa è cresciuta in tutto il “calcio giovanile”, ma è altrettanto vero che il modello “scuola calcio” che assume la l’impostazione di fabbrica di presunti campioni (illudendoli) non è definitivamente tramontato. Purtroppo i provini, le selezioni, i titolari fissi, in squadrette con ragazzi di 12 anni, esistono ancora, e non si tratta di casi isolati. Per una strada diversa continua ad andare lo sport in Oratorio. Sotto il campanile si continua a “ripartire in contropiede” rispetto alle logiche del nostro tempo, considerando lo sport uno strumento per educare alla vita. Uno sport fatto bene, con allenatori e dirigenti competenti e preparati, ma assolutamente aperto a tutti. Bravi, bravini, mediocri, scarsi, schiappe conta poco… Conta amare i ragazzi e considerare lo sport uno strumento prezioso per educarli alla vita.