22 dicembre 2011

L’energia educativa che rinasce con Gesù


Nel mistero del Natale, il pensiero che un bambino nasca per noi, proprio per noi, ci affascina. È lui che compie la scelta, che si fa uomo come noi, che accetta la fatica del vivere da uomo tra gli uomini… e a noi lascia in dono i benefici; ci offre una salvezza inattesa. Lo stupore per un dono così grande si traduce in responsabilità imprevista: più o meno consapevolmente, ci è affidato il ruolo d’essere “padri”. Certamente una paternità putativa, come quella di San Giuseppe, ma non per questo di meno valore.

Nel mistero del Natale, il pensiero che un bambino nasca per noi, proprio per noi, ci affascina. È lui che compie la scelta, che si fa uomo come noi, che accetta la fatica del vivere da uomo tra gli uomini… e a noi lascia in dono i benefici; ci offre una salvezza inattesa. Lo stupore per un dono così grande si traduce in responsabilità imprevista: più o meno consapevolmente, ci è affidato il ruolo d’essere “padri”. Certamente una paternità putativa, come quella di San Giuseppe, ma non per questo di meno valore. Una paternità legata a un ruolo educativo che ogni adulto ha nei confronti dei piccoli e che, pur tuttavia, si caratterizza per lo specifico del dono che ogni adulto offre con la sua vita per la crescita del bambino. Potremmo tradurlo dicendo: ti posso dare ciò che io possiedo affinché tu cresca in sapienza e grazia. Un filosofo, Friedrich Nietzsche, afferma: «Nasciamo tutti diversi. Ci pensa l’educazione a renderci uguali ». Come dire che l’opera educativa possiede l’energia per cambiare il corso della crescita. Può diventare principio per esaltare il bene o il male, per essere esperienza di vita e di morte. Di vitale importanza è allora non chiudere in schemi precostituiti il ragazzo affidato alla cura dell’educatore. Ma lasciare piuttosto che il progetto di Dio faccia il suo corso: che mai diventerà quel bambino? Ciò che io desidero o ciò che sta nella mente di Dio quando lo ha creato? Che ne sarebbe stato di Gesù, di quel virgulto su cui Dio aveva posto la sua promessa, se San Giuseppe o chiunque altro avesse voluto obbligarlo ad una volontà diversa da quella pensata da Dio? Gli avesse imposto un modello di vita in contrasto con il progetto di Dio? Sorge spontaneo dedurre che l’educazione non può svilupparsi in un sistema chiuso o dai traguardi precostituiti. Né per Gesù né per i giovani d’oggi. Anche nel mondo sportivo! Gesù nasce diverso per fare la volontà del Padre, non degli uomini. Come pure ogni bambino che “nasce” nel mondo sportivo deve fare la volontà già inscritta in lui. «Diventa ciò che Dio ha pensato per te quando ti ha creato», dicevano gli antichi padri della Chiesa. Non fanno bene alla nascita dei piccoli tutti quei mondi chiusi in se stessi che nel mito del successo, del potere, del denaro – frutti perversi di un modello sportivo ammalato – promuovono bugie, trasgressioni, scorciatoie, illudendo il futuro dei piccoli. Sono solo certi adulti, interessati a garantirsi beni personali, che finiscono per distruggere i sogni dei bambini e la felicità del Natale. Gesù ci ha dato l’esempio: è nato perfetto. Soltanto i cattivi maestri cercano di distruggerlo. 

L'angolo del Presidente

L’energia educativa che rinasce con Gesù

Massimo Achini

Presidente Nazionale