4 eventi di valore aggiunto tra cultura e sport
Il mese di marzo ha prodotto quattro diversi eventi a carattere nazionale che hanno messo al centro dell'attenzione generale la necessità di affermare un nuovo e diverso rapporto tra cultura e sport. Il primo intervento è stato ad opera dell'Ufficio Nazionale per la pastorale del turismo, sport e tempo libero della Cei, il quale, in collaborazione con il Laboratorio di Comunione tra le Associazioni Sportive di ispirazione cristiana, ha definito il testo di un "Manifesto dello Sport educativo", rivolto a tutti coloro che vedono nello sport un valido strumento per mirare alla crescita della persona e soprattutto dei giovani. Sono possibili oggi, si legge nel Manifesto, tanti possibili modi di concepire, organizzare e vivere l'esperienza sportiva. Per farne un efficace strumento al servizio delle persona «è necessario promuovere una rigenerazione della cultura sportiva» che in primo luogo «le restituisca la sua funzione educativa, ludica, ricreativa e la sua dignità culturale e civile».
La seconda occasione si è registrata il 3 marzo, quando l'incontro nazionale delle società sportive di base ha auspicato, al momento delle conclusioni, il fiorire presso le istituzioni e presso l'opinione pubblica di una nuova cultura dello sport che riconosca alla pratica sportiva di tutti i cittadini almeno lo stesso valore che si assegna allo sport spettacolo. Pochi giorni dopo, l'8 marzo, il manifesto "Per una costituente della cultura", promosso dal Sole 24 Ore per un rinnovamento della vita culturale nazionale, si è arricchito di un appello, firmato da oltre 40 personalità, per chiedere che tale opera di ricostruzione non escluda lo sport. Lo sport - si legge in un passaggio dell'appello - ha assunto caratteristiche che lo rendono «il fenomeno di massa tra i più importanti del Novecento, uno spettacolo spesso incline alla perdita dei suoi valori intrinseci: la lealtà, la solidarietà nel lavoro di squadra, il rispetto delle regole, il senso di giustizia. Per non dire dell'abbandono del senso dell'estetica». «Perché allora non ricordarlo alla stregua delle altre arti e scienze da difendere e potenziare in questo momento di profonda crisi culturale?».
Occorre - si conclude - una ricostruzione della cultura sportiva come quella avvenuta nel dopoguerra, perché «senza cultura lo sport non può svilupparsi secondo la sua vera natura». Infine, lunedì 19, l'iniziativa "Tutticittì acciamo squadra per lo sport italiano", promossa dal "Think Net Vedrò", è stata occasione, oltre che per presentare la proposta di legge trasversale a favore dell'impiantistica scolastica, per lanciare, sempre a livello nazionale, la compilazione di un decalogo sulla cultura sportiva. Sono questioni che nel Csi conosciamo bene, sui quali lavoriamo da tempo, che andiamo proponendo in tanti dibattiti e tavoli di lavoro. È bello che oggi questa necessità sia sentita da un numero sempre maggiore di settori della collettività, e che si pensi a un grande lavoro condiviso. Siamo pronti a dare il nostro apporto ovunque sia richiesto, consapevoli che la meta è ben più alta che stendere un decalogo: si tratta di definire l'identità, gli orizzonti, i parametri etici del nuovo sport che è fiorito quasi inavvertitamente sotto i nostri occhi, nelle nostre società sportive, così diverso da quello di 20 e più anni fa, e di individuarne possibili linee di sviluppo che lo rendano ancor più un valore aggiunto per la società italiana.