Chiamati ad essere “popolo di Dio”, nel mondo sportivo
In quel tempo Gesù chiamò a sé i dodici discepoli e con loro fondò la Chiesa. Li formò personalmente e fece con loro una forte esperienza di vita. Poi li mandò in missione. Nacque così il suo popolo, e fu una svolta epocale! Abbiamo anche noi molto da imparare dall'esempio di Gesù: volendo rinnovare il mondo sportivo, da dove e con quali persone possiamo ripartire? Cosa possiamo fare, noi personalmente e non altri, per cambiare la nostra Associazione o il mondo sportivo o lo Stato o la Chiesa? Anzitutto, abbandonare le derive egoistiche dell'"io" per scegliere il "noi", l'essere gruppo e l'essere popolo.
Può costare molta fatica il camminare insieme e rinunciare ai primi posti, ma questa è la via privilegiata. Noi siamo un popolo, un popolo di sportivi! Un concetto che certamente appartiene alla storia del Csi; tra noi esistono molteplici storie di vita, di competenze e di ruoli. Basti guardare ai differenti carismi dei primi discepoli (pescatori, contadini, esattori, oratori e dottori etc.) per comprendere quanto la diversità sia un dono, non un limite. E poi, fin dall'Antico Testamento, Dio ha prediletto il suo popolo: Dio ha scelto ed educato il suo popolo! Un dirigente non è semplicemente stato eletto dai tesserati, ma Dio lo ha scelto, e lo educa ad essere suo popolo per portare a compimento una missione molto importante. Scelti da Dio. Questo significa molto per quanti ci osservano tra il popolo sportivo.
Doppiamo essere capaci di ricambiare questa predilezione con la fedeltà ai valori religiosi, la fedeltà ai valori umani, la fedeltà ai valori dello sport che mirano a realizzare l'uomo nella sua pienezza. Per chi ci osserva, il volto di Dio abita nel nostro volto, siamo uomini scelti in mezzo al suo popolo. È questo che caratterizza il Csi, che lo distingue da ogni altro ente o federazione: la fedeltà a Dio e alla Chiesa. Non solo scelti, ma anche educati in particolare dalla Parola. La Parola di Dio, che dobbiamo costantemente approfondire e pregare; la parola umana, che dobbiamo testimoniare con la vita. Un tempo la parola data aveva la stessa forza di un sigillo. "Sulla tua Parola getterò la rete", disse Pietro a Gesù, prima della pesca miracolosa. Come la parola di Dio, anche la nostra parola sia garanzia di saggezza, di presenza e di servizio.
A voi, dirigenti associativi, compete condurre questo popolo di sportivi. Sentitevi sempre scelti e formati a questo, nonostante i limiti che accompagnano l'umanità. "Lasciate una parrocchia per vent'anni senza sacerdote - disse il Santo Curato d'Ars - e vi adoreranno le bestie". Anche nello sport il rischio di derive è forte. Forse, tra gli altri fattori, incide il venir meno di consolidate, autorevoli figure di riferimento. Mi chiedo, ad esempio, quanto sarebbe utile in questi tempi così difficili e complessi, in un Csi che sempre più apre alla responsabilità dei giovani, poter contare ancora sulla saggezza e l'esperienza di storici "pionieri" che da poco non ci sono più.
Se fossero qui, cosa direbbero alle nuove generazioni di dirigenti? La loro assenza, o la nostra difficoltà ad interpretarne il lascito, quale peso avrà nel condurre questo nostro popolo nel tempo a venire? A noi il dovere dell'impegno, per corrispondere col servizio alla chiamata che abbiamo ricevuto nell'essere stati scelti e formati.