Il vento della povertà non risparmia lo sport
Ad esempio, è nata la “cambiale sportiva”. A darci questa indiscrezione è stato Francesco, presidente di una piccola società sportiva di Parma. Da tempo numerosi genitori chiedono di “rateizzare” la quota di iscrizione dei figli alla società sportiva. Questa non è una novità, ma un fenomeno in costante aumento.
La crisi trasforma tutto.
Anche l’economia e la finanza stanno subendo profondi cambiamenti.
Ad esempio, è nata la “cambiale sportiva”. A darci questa indiscrezione è stato
Francesco, presidente di una piccola società sportiva di Parma. Da tempo
numerosi genitori chiedono di “rateizzare” la quota di iscrizione dei figli
alla società sportiva. Questa non è una novità, ma un fenomeno in costante aumento.
Da tempo alcuni genitori si vedono costretti ad optare per l’“1x2”, che
tradotto significa che se uno ha due figli ne iscrive a fare calcio (o
qualsiasi altro sport) uno solo, perché due costerebbe troppo. Anche questa non
è una novità, ma è un piccolo dramma e per comprenderlo basta guardare gli
occhioni del fratellino a cui viene detto: «Dai, tu a calcio ci andrai l’anno
prossimo!».
Ancora quasi per nulla diffusa l’esperienza di Francesco, a cui un genitore ha
chiesto: «Ma voi non avete sorte di cambiali o qualcosa di simile, perché
altrimenti io i soldi per far giocare mio figlio proprio non li ho».
Non si tratta di casi isolati. A confermarlo sono i dati del rapporto Caritas
2011. Qualche esempio. È cresciuta in modo esponenziale (+ 33%) la percentuale
di italiani che si rivolge a sportelli Caritas per chiedere aiuto perché non
riesce minimamente a tirare avanti. Sono oltre 6 milioni i pasti serviti ogni
anno nelle 449 mense della Caritas su tutto il territorio nazionale.
In media sono 16.514 pasti al giorno. E in coda, fuori dalla mensa, non ci sono
più solo i tradizionali “barboni” di una volta, ma anche persone che sino a
qualche anno fa avevano un lavoro e che ora non riescono nemmeno a garantirsi
due pasti al giorno. Sono state accese dalle Caritas locali 3.897 pratiche di
“prestiti della speranza”, 985 progetti anti-crisi. Nei primi sei mesi
dell’anno sono aumentati del 44% gli interventi per fornire generi di prima
necessità. Gli stranieri restano il 70% delle persone che si rivolgono a questi
servizi, ma il 30% di italiani è in costante aumento. Sono dati che non possono
non avere ricadute anche sulla vita reale e concreta delle società sportive di
base. Il paradosso è che questo avviene all’interno di un “sistema” ricco di
contraddizioni. Da un lato uno sport di vertice che continua a restare
enormemente ricco, dall’altro uno sport di base “povero per definizione” e oggi
fortemente esposto ai venti gelidi della crisi. Il problema vero è che di una
seria sussidiarietà (la parte ricca sostiene anche quella più povera) non si
vede nemmeno l’ombra. O quasi. E questo purtroppo non fa bene a nessuno.