Lo spettacolo non deve più continuare ad ogni costo
Applauso a scena aperta per il presidente della Federcalcio Abete. Incontrando al Viminale il presidente della polizia Manganelli per fare il punto su come affrontare il razzismo negli stadi, il Presidente è stato chiaro e incisivo: «Lo spettacolo non deve più andare avanti ad ogni costo. Non dobbiamo preoccuparci di recuperi, calendari, sponsor. Di fronte a gesti di inciviltà se bisogna fermare una partita, un campionato… Dobbiamo farlo, punto e basta». Conoscendo Abete non sono parole di circostanza, ma convinzioni serie e profonde. Sono anche affermazioni dalla portata “storica”. Con chiarezza viene detto che il grande circo dello spettacolo non deve necessariamente adeguarsi alla regola per cui “the show must go on”, lo spettacolo non deve continuare per forza e ad ogni costo. Viene detto che ci sono valori (come la pari dignità di persone con il colore della pelle diverso) non negoziabili, che vengono prima di “tutto e tutti”. Dirlo e ridirlo è tutto, tranne che scontato. Indubbiamente a innescare la miccia di queste riflessioni è stato il gesto clamoroso di Boateng che, “infischiandosene” del regolamento, a Busto Arsizio ha abbandonato il campo stufo dei cori incivili degli ultras locali. Tanti hanno sottolineato che non bisogna andare contro il regolamento (lo stesso Abete su questo ha detto di non condividere il gesto di Boateng). Noi siamo per una linea un po’ più morbida. Ci sono casi “limite” nei quali non rispettare il regolamento può trasformarsi in un’azione positiva in termini educativi. Quell’uscita dal campo ci sembra uno di questi. Il perché è presto detto. Non esistono ricette o soluzioni magiche per sconfiggere il razzismo (o il doping o la violenza…). L’unica cura efficace e possibile è quella di investire nei valori dello sport, nella cultura sportiva e nell’azione educativa delle società sportive di base. Certo, serve tempo e pazienza. Ma è l’unica strada. Non si possono curare malattie gravi con guarigioni immediate e miracolose. Tuttavia, ogni tanto, accendere i riflettori su questi “mali”, creare movimento di opinione e di sensibilizzazione serve. Ed è esattamente quello che è accaduto dopo il gesto di protesta del ghanese del Milan. Nell’aprile 2011, dopo un episodio di razzismo avvenuto durante Como-Geas, con insulti all’azzurra Wabara, Dino Meneghin lanciò la giornata “Io ho la pelle nera”, invitando tutti i giocatori di basket a scendere in campo con le guance dipinte di nero in segno di solidarietà. Bene, quell’idea la facciamo nostra. Ci piace immaginare che in questo weekend tante squadre del Csi scendano in campo con le guance dipinte di nero. Parlatene con i vostri ragazzi. Spiegate gli che siamo tutti uguali nello sport e nella vita. Proponetegli di dipingersi le guance come piccolo gesto simbolico per dire «Caro razzismo, via di qua. Noi non ti vogliamo!».