10 gennaio 2013

Lo spettacolo non deve più continuare ad ogni costo

Applauso a scena aperta per il presi¬dente della Federcalcio Abete. Incontrando al Viminale il presidente della polizia Manganelli per fare il punto su come affrontare il razzismo negli stadi, il Presidente è stato chiaro e incisivo: «Lo spettacolo non deve più andare avanti ad ogni costo. Non dobbiamo preoccuparci di recuperi, calendari, sponsor. Di fronte a gesti di inciviltà se bisogna fermare una partita, un campionato… Dobbiamo farlo, punto e basta». Conoscendo Abete non sono parole di circostanza, ma convinzioni serie e profonde. Sono anche affermazioni dalla portata “storica”. Con chiarezza viene detto che il grande circo dello spettacolo non deve necessariamente adeguarsi alla regola per cui “the show must go on”,

Applauso a scena aperta per il presi­dente della Federcalcio Abete. In­contrando al Viminale il presidente della polizia Manganelli per fare il punto su come affrontare il razzismo negli stadi, il Presidente è stato chiaro e incisivo: «Lo spettacolo non deve più andare avanti ad ogni costo. Non dobbiamo preoccuparci di recuperi, calendari, sponsor. Di fronte a gesti di inciviltà se bisogna fermare una partita, un campionato… Dobbiamo far­lo, punto e basta». Conoscendo Abete non sono parole di circostanza, ma convin­zioni serie e profonde. Sono anche affer­mazioni dalla portata “storica”. Con chia­rezza viene detto che il grande circo dello spettacolo non deve necessariamente a­deguarsi alla regola per cui “the show mu­st go on”, lo spettacolo non deve conti­nuare per forza e ad ogni costo. Viene det­to che ci sono valori (come la pari dignità di persone con il colore della pelle diver­so) non negoziabili, che vengono prima di “tutto e tutti”. Dirlo e ridirlo è tutto, tranne che scontato. Indubbiamente a in­nescare la miccia di queste riflessioni è sta­to il gesto clamoroso di Boateng che, “in­fischiandosene” del regolamento, a Busto Arsizio ha abbandonato il campo stufo dei cori incivili degli ultras locali. Tanti hanno sottolineato che non bisogna an­dare contro il regolamento (lo stesso Abete su questo ha detto di non condividere il gesto di Boateng). Noi siamo per una li­nea un po’ più morbida. Ci sono casi “li­mite” nei quali non rispettare il regola­mento può trasformarsi in un’azione po­sitiva in termini educativi. Quell’uscita dal campo ci sembra uno di questi. Il perché è presto detto. Non esistono ricette o so­luzioni magiche per sconfiggere il razzismo (o il doping o la violenza…). L’unica cura efficace e possibile è quella di investire nei valori dello sport, nella cultura sportiva e nell’azione educativa delle società sporti­ve di base. Certo, serve tempo e pazienza. Ma è l’unica strada. Non si possono cura­re malattie gravi con guarigioni immedia­te e miracolose. Tuttavia, ogni tanto, ac­cendere i riflettori su questi “mali”, creare movimento di opinione e di sensibilizza­zione serve. Ed è esattamente quello che è accaduto dopo il gesto di protesta del gha­nese del Milan. Nell’aprile 2011, dopo un episodio di razzismo avvenuto durante Como-Geas, con insulti all’azzurra Waba­ra, Dino Meneghin lanciò la giornata “Io ho la pelle nera”, invitando tutti i gioca­tori di basket a scendere in campo con le guance dipinte di nero in segno di solida­rietà. Bene, quell’idea la facciamo nostra. Ci piace immaginare che in questo week­end tante squadre del Csi scendano in cam­po con le guance dipinte di nero. Parlate­ne con i vostri ragazzi. Spiegate gli che sia­mo tutti uguali nello sport e nella vita. Pro­ponetegli di dipingersi le guance come pic­colo gesto simbolico per dire «Caro razzi­smo, via di qua. Noi non ti vogliamo!».

L'angolo del Presidente

Lo spettacolo non deve più continuare ad ogni costo

Massimo Achini

Presidente Nazionale