Diamo ai giovani prospettive e speranze
Ieri Eurispes e Telefono Azzurro hanno presentato il rapporto annuale 2012 sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza. Non c’è da rallegrarsi. Molti degli indicatori di disagio sono aumentati in maniera sensibile negli ultimi dodici mesi. Bullismo, gioco d’azzardo, dipendenza da internet, sexting, alcolismo, mancanza di dialogo con gli adulti, depressione e tanta solitudine sono solo alcuni dei fatti negativi che connotano in modo sempre più marcato la condizione dei minori. C’è poco da stupirsi. Il trend era chiaro già da anni, ma nulla si è fatto nel frattempo per mettere mano a una politica che prevenisse e curasse il malessere giovanile. Nel suo lanciare l’urgenza della “sfida educativa”, anche la Chiesa è rimasta sostanzialmente inascoltata. E possiamo stare certi che tra un paio di giorni lo “scandalo” del quadro allarmante disegnato da Eurispes non farà più notizia, e la questione giovanile tornerà nel dimenticatoio, salvo riaffiorare tra un anno alla presentazione del rapporto 2013. Qualcuno potrà obiettare che nella fase attuale della storia nazionale, con un Paese che si è trovato sull’orlo del default, che è oggi in piena recessione e con un tasso di disoccupazione disastroso, in cui le forbici della spending review non sanno più dove tagliare, alla vigilia di difficili elezioni, le questioni da mettere sotto i riflettori sono ben altre. Non sono d’accordo. Sarebbe una gran cosa se il dibattito pre-elettorale sul futuro del Paese si soffermasse un po’ anche sulla situazione di abbandono in cui costringiamo i giovani; se i programmi dei partiti contenessero qualche ricetta ad ampio raggio per restituire ai minori prospettive e speranza, per fornire loro un’educazione che li prepari alla vita. Una politica giovanile integrata è possibile, anche nelle attuali ristrettezze. Magari cominciando a comprendere quanto sia preziosa la risorsa costituita dalle 80.000 società sportive diffuse su tutte il territorio nazionale. Insieme alla famiglia e alla scuola, lo sport è considerato oggi in tutta Europa il terzo pilastro educativo. E i giovani ci ha spiegato ieri l’Eurispes - non nascono fragili ma sono resi fragili da una società che presenta sfide e pericoli insidiosi, cui in molti casi gli stessi adulti non sono preparati. Pertanto: «Serve investire in percorsi educativi e culturali, che porteranno a un ritorno di investimento perché capaci di donare benessere agli adulti di domani». La rete educativa dello sport non è di là da venire, non deve essere inventata, esiste già e va soltanto messa in condizione di lavorare al meglio. Per non perdere tempo, per non stracciarsi le vesti alla prossima ricerca sul buio esistenziale che avvolge i nostri giovani.