21 novembre 2013

Ma quale lusso, il gioco è prima un diritto

Ieri ricorreva la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, così come si fa ogni anno da quando, il 20 novembre 1989, la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia venne approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

Ieri ricorreva la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, così come si fa ogni anno da quando, il 20 novembre 1989, la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia venne approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Quest’anno nel nostro Paese la data è stata ricordata con un centinaio di lodevoli iniziative organizzate da gruppi, enti, associazioni. Molta attenzione è stata posta, giustamente, alla nuova realtà dei minori figli di immigrati, alla dovuta parità dei diritti di cittadinanza tra ragazzi di origine straniera e figli di “italiani da sempre”. Una realtà che richiama immediatamente i concetti di “integrazione” e “coesione”, che in molti indicano come gli indici da cui dipenderanno tra 10 o 20 anni il nostro benessere e la pace sociale. Lo sport ci sta lavorando, portando nei campi e negli spogliatoi squadre dove non si distinguono etnie, culture, fedi religiose. Eppure qualcosa non quadra. Tra i diritti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza, la Convenzione di New York pone il diritto al gioco e alle attività sportive e ricreative (articolo 31), affermandone la non secondarietà rispetto agli altri diritti. In troppi, invece, anche tra le istituzioni e gli uomini di cultura continuano a considerare gioco e sport un di più nella vita dei minori, se non un “lusso”: qualcosa che se c’è va bene, e se non c’è pazienza. Quali ne siano le conseguenze è chiarito puntualmente nei rapporti che periodicamente vengono stilati sullo stato di applicazione della Convenzione in Italia: il diritto al gioco e allo sport è poco garantito, per una carenza culturale che accomuna rappresentanti delle istituzioni, insegnanti e genitori. Sarebbe bello, oltre che utile, che il prossimo 20 novembre fosse celebrato, oltre che con le usuali iniziative, con occasioni ad hoc per ricordare a membri di tali categorie la bellezza e l’importanza del gioco, chiamandoli a riassaggiare in prima persona una felice ludicità.

Non è stato forse il Papa emerito, Joseph Ratzinger, a scrivere che gioco e sport consentono di sperimentare una gioia che è «una sorta di tentato ritorno al paradiso», che c’è un aspetto positivo che è alla base del gioco: «l’esercitazione alla vita e il superamento della vita in direzione del paradiso perduto»? Quando parliamo di uno sport capace di educare alla vita, sappiamo bene ciò che stiamo dicendo.

L'angolo del Presidente

Ma quale lusso, il gioco è prima un diritto

Massimo Achini

Presidente Nazionale