Enti di promozione, finisce un’epoca e se ne apre un’altra
Forse per gli Enti di promozione sportiva sta per finire un’epoca e se ne sta aprendo un’altra. Spieghiamo. Oggi in Italia gli Enti di promozione sono 15, che fanno “muovere” svariati milioni di persone, rappresentando così una quota importante del sistema sportivo nazionale. Tuttavia intorno ad essi c’è da sempre una sorta di alone di diffidenza, alimentato da un dubbio: “I numeri dichiarati dagli Enti saranno veri?”. Siamo i primi a dirlo: in qualche caso sono davvero numeri “gonfiati”. Il mondo degli Enti di promozione sportiva non é tutto uguale. Ci sono Enti (la maggioranza) che rappresentano realtà molto serie, riconosciute anche dallo Stato come Enti di finalità assistenziali, che svolgono sul territorio un’attività meravigliosa utilizzando lo sport come strumento educativo e sociale. Questi Enti si sporcano le mani ogni giorno portando lo sport nelle periferie umane e sociali, nei contesti più difficili e complicati, tra chi magari non ha “stoffa” ma ha ugualmente il pieno diritto di giocare, di crescere bene, di mantenersi in salute.
Tutto il sistema sportivo italiano deve essere orgoglioso del loro lavoro. Poi, purtroppo, ci sono anche Enti (pochi) che, invece, fanno la “tratta delle tessere”, dichiarando attività più virtuali che reali, arrivando perfino a tesserare come sportivi i clienti di “ristoranti e pizzerie”. È arrivato il momento di fare chiarezza. Lo chiedono gli stessi Enti seri, che hanno alle spalle una storia e una presenza sul territorio che parla per loro, i quali non ci stanno più a essere confusi in una sorta di “calderone” che mette insieme seri e meno seri. Serve una nuova stagione all’insegna della trasparenza. Bisogna cambiare marcia, abbandonare vecchie normative e abitudini, e pensare a nuove regole che obblighino ogni Ente di promozione a dichiarare e certificare in tempo reale le attività svolte sul territorio, in modo che siano misurabili e verificabili da tutti. Anche la “storica” rivalità tra Enti e Federazioni deve appartenere al passato, in nome della massima diffusione dello sport in Italia e del bene dei ragazzi e dei giovani. Se in Italia un ragazzo su quattro non fa sport, che senso ha fermarsi a litigare su chi siano i “titolari” di questo o quel tesserato invece di mettersi a lavorare per recuperare i sedentari? Per cambiare bisogna cambiare le regole. Il regolamento degli Enti di promozione in vigore è vecchio e impreciso. Ad esempio, si contano le società sportive iscritte al registro del Coni, ma una società sportiva che ha mille tesserati e che svolge attività educativa con i giovani da decenni conta esattamente come un gruppo di ragazzi che si mettono insieme per giocare a calcetto per qualche settimana. Ora la Giunta nazionale del Coni ha deciso, con coraggio e senso di responsabilità, di approvare un nuovo regolamento entro marzo, che non sia fatto solo di norme, cavilli e burocrazia, ma sia la pietra d’angolo di una nuova stagione basata sulla trasparenza e la valorizzazione del ruolo educativo e sociale che gli Enti di promozione (come tante Federazioni) svolgono. La vera sfida è dare forza allo sport come strumento fondamentale per la salute e l’educazione dei cittadini. Su questo orizzonte si sta aprendo una stagione di grande speranza.