8 maggio 2014

Tifo violento: fermezza e dialogo nella ricetta in 4 punti

Non è facile commentare quello che è accaduto all’Olimpico sabato scorso. Quando si verificano fatti così gravi, si scatenano fiu­mi di retorica e d’indignazione che però finiscono, di lì a po­co, nel dimenticatoio. Provia­mo invece a essere lucidi e ra­zionali, proponendo un’azione di sistema basata su 4 cardini. 1) Fermezza. Con i delinquen­ti veri occorre fermezza. Nes­sun rimpallo di responsabilità, ma chiarezza nei ruoli e nelle competenze. Mantenere l’ordi­ne pubblico dentro e fuori da­gli stadi spetta alle forze del­l’ordine e soprattutto alla poli­tica, che deve fare in modo che il Paese abbia leggi adeguate al­la situazione. Lo sport deve chiedere con forza alla politica leggi chiare, incisive, attuabili, che impediscano ai delin­quenti di entrare negli stadi. E se questo non avviene? Biso­gna avere coraggio e fare quan­to a suo tempo fece Pancalli dopo l’omicidio Raciti: ferma­re il calcio per farsi ascoltare dalla politica. Ancora meglio sarebbe nominare una sorta di commissario straordinario per l’ordine pubblico negli stadi, qualcuno che all’oc­correnza possa prendere de­cisioni e provvedimenti im­mediati e adeguati.
Non è facile commentare quello che è accaduto all’Olimpico sabato scorso. Quando si verificano fatti così gravi, si scatenano fiu­mi di retorica e d’indignazione che però finiscono, di lì a po­co, nel dimenticatoio. Provia­mo invece a essere lucidi e ra­zionali, proponendo un’azione di sistema basata su 4 cardini. 1) Fermezza. Con i delinquen­ti veri occorre fermezza. Nes­sun rimpallo di responsabilità, ma chiarezza nei ruoli e nelle competenze. Mantenere l’ordi­ne pubblico dentro e fuori da­gli stadi spetta alle forze del­l’ordine e soprattutto alla poli­tica, che deve fare in modo che il Paese abbia leggi adeguate al­la situazione. Lo sport deve chiedere con forza alla politica leggi chiare, incisive, attuabili, che impediscano ai delin­quenti di entrare negli stadi. E se questo non avviene? Biso­gna avere coraggio e fare quan­to a suo tempo fece Pancalli dopo l’omicidio Raciti: ferma­re il calcio per farsi ascoltare dalla politica. Ancora meglio sarebbe nominare una sorta di commissario straordinario per l’ordine pubblico negli stadi, qualcuno che all’oc­correnza possa prendere de­cisioni e provvedimenti im­mediati e adeguati.

2) Dialogo. Le curve sono com­poste da una minima parte di delinquenti veri (fermezza as­soluta con loro) e da una “mas­sa” di facinorosi con i quali cer­care
per i Rapporti con i tifosi (non solamente in termini di sicu­rezza).

il dialogo (serio e costan­te) è doveroso e utile. Ogni a­zione educativa richiedere fati­ca. Anche questa. Per isolare i delinquenti veri bisogna anche dialogare seriamente e inten­samente con la parte più sana delle curve per convincere gli altri a cambiar modo di vivere lo stadio. Noi siamo per il dia­logo sempre. Non a caso por­tiamo lo sport nelle carceri, tra i tossicodipendenti, in ogni ambiente di degrado o margi­nalità, proponendo lo sport co­me strumento per dialogare ed educare. Non farlo con le cur­ve sarebbe incomprensibile. Dialogo, però, come strumen­to di forza e non di debolezza. Dialogo con i non educati, leg­gi esemplari con i delinquenti veri.

3) Responsabilità sociale. Per combattere la parte malata del calcio bisogna anche far “e­splodere” quella sana. Di buo­no nel calcio professionistico c’è molto di più di quanto si possa pensare. È arrivato, però, il momento di fare un salto di qualità. Da ogni club la re­sponsabilità sociale deve esse­re considerata una priorità tra­sversale e non un optional. Lo aveva intuito nel 2010 la Uefa, con l’art. 35 del Regolamento per le Licenze per Club e Fair Play Finanziario: in sintesi le Società che vorranno ottenere la licenza Uefa non solo do­vranno essere in linea con il Fair Play finanziario, ma isti­tuire anche un Responsabile
4 ) Cultura sportiva. Qualcuno fa presente che il fenomeno de­gli hooligans è nato in Inghil­terra, uno dei Paesi con il più altro tasso di cultura sportiva, è stato debellato con leggi e­semplari e pene certe, non con convegni e conferenze. Vero. Siamo, però, convinti che il no­stro Paese viva un ritardo di cul­tura sportiva che va colmato, perché non colmarlo non aiu­ta a ritrovare lo sport profes­sionistico che tutti vorremmo. Prima o poi il Paese dovrà ca­pire che i valori dello sport non nascono o si trasmettono da soli, ma vanno insegnati, col­tivati e custoditi.

L'angolo del Presidente

Tifo violento: fermezza e dialogo nella ricetta in 4 punti

Massimo Achini

Presidente Nazionale