19 giugno 2014
Lettera aperta alle società sportive prima della “chiusura estiva”
Ci siamo. Le società sportive chiudono per ferie. Dopo 10 mesi abbondanti di attività intensa e impegnativa, “spogliatoi e dintorni” resteranno vuoti sino alla seconda metà di agosto. C’è chi ha già “chiuso i battenti”, c’è chi lo farà nelle prossime settimane perché ora è alle prese con gli ultimi tornei o con qualche finale regionale o nazionale. A chiudere la stagione quasi sempre è una serata in pizzeria a base di allegria e nostalgia. Per qualcuno è un arrivederci, in attesa di riprendere insieme a settembre; per qualcun altro è un commiato vero e proprio, perché ha già deciso di cambiare squadra, per impegni di lavoro, perché la famiglia si è trasferita o per altre ragioni.
Ci siamo. Le società sportive chiudono per
ferie. Dopo 10 mesi abbondanti di attività intensa e impegnativa,
“spogliatoi e dintorni” resteranno vuoti sino alla seconda metà di
agosto. C’è chi ha già “chiuso i battenti”, c’è chi lo farà nelle
prossime settimane perché ora è alle prese con gli ultimi tornei o con
qualche finale regionale o nazionale. A chiudere la stagione quasi
sempre è una serata in pizzeria a base di allegria e nostalgia. Per
qualcuno è un arrivederci, in attesa di riprendere insieme a settembre;
per qualcun altro è un commiato vero e proprio, perché ha già deciso di
cambiare squadra, per impegni di lavoro, perché la famiglia si è
trasferita o per altre ragioni.
In tutti è la certezza di aver vissuto mesi indimenticabili che si vorrebbero rivivere mille volte. Ora ci si rende conto che a fare la differenza non sono e non possono essere le coppe, le medaglie o i trofei conquistati. Se sono arrivati, tanto meglio. Ma a fare la differenza sono le “tonnellate” di ricordi e di emozioni destinati a rimanere “indelebili” nel cuore di chi le ha vissute. A fare la differenze sono le amicizie cresciute dentro uno spogliatoio o correndo dietro a un pallone. Amicizie così vere e forti che nemmeno il tempo o le distanze cancelleranno mai. Vivere una stagione sportiva costa fatica. Sicuramente si presentano momenti difficili, complicati… Magari a tanti è venuta per un istante anche la voglia di piantare tutto. Ora, però, che si può finalmente tirare il fiato, che si può non pensare a preparare la partita di domenica prossima, ci si accorge subito del bene educativo che è stato “prodotto” nello stare con i ragazzi e tra i ragazzi. Ci si accorge di volere un bene immenso ai ragazzi o alle ragazze della tua squadra. Ci si accorge che ogni allenatore o dirigente ha dato tanto, ma ha ricevuto mille volte di più. Ci si accorge che le soddisfazioni più grandi sono state il sorriso di un ragazzo, la chiacchierata fatta sul campo a fari spenti dopo una sconfitta, il vedere scendere in campo il più “imbranato” della squadra, quel regalo semplice che i ragazzi ti hanno fatto per il tuo compleanno. Le società sportive sono un microcosmo che non si può descrivere. Solo chi ha frequentato i luoghi “unici” dello spogliatoio, del freddo nelle ossa che si sente facendo il guardalinee durante una partita in pieno inverno, del fare notte per riunioni del consiglio direttivo o della riunione con i genitori… può comprendere sino in fondo quello che diciamo. Sento l’obbligo di rivolgere un “grazie” semplice ma sentito a ciascuna di quelle centinaia di migliaia di persone che hanno tenuto in piedi, con la loro passione e con il loro impegno, quel vero “miracolo italiano” che è costituito da ogni società sportiva di base. Il 7 giugno, al 70° del Csi, papa Francesco ha invitato tutti noi a giocare la partita della vita in attacco, evitando di “fare melina” e di perderci in inutili pareggi. Tutti quei “matti” che per 10 lunghi mesi hanno speso una quota importante del loro tempo per vestire in una piccola società sportiva il ruolo di allenatore, dirigente, presidente, arbitro, pulisci spogliatoi, segna campi, lava maglie…, hanno fatto esattamente così. Ed hanno scoperto che ne vale veramente la pena.
In tutti è la certezza di aver vissuto mesi indimenticabili che si vorrebbero rivivere mille volte. Ora ci si rende conto che a fare la differenza non sono e non possono essere le coppe, le medaglie o i trofei conquistati. Se sono arrivati, tanto meglio. Ma a fare la differenza sono le “tonnellate” di ricordi e di emozioni destinati a rimanere “indelebili” nel cuore di chi le ha vissute. A fare la differenze sono le amicizie cresciute dentro uno spogliatoio o correndo dietro a un pallone. Amicizie così vere e forti che nemmeno il tempo o le distanze cancelleranno mai. Vivere una stagione sportiva costa fatica. Sicuramente si presentano momenti difficili, complicati… Magari a tanti è venuta per un istante anche la voglia di piantare tutto. Ora, però, che si può finalmente tirare il fiato, che si può non pensare a preparare la partita di domenica prossima, ci si accorge subito del bene educativo che è stato “prodotto” nello stare con i ragazzi e tra i ragazzi. Ci si accorge di volere un bene immenso ai ragazzi o alle ragazze della tua squadra. Ci si accorge che ogni allenatore o dirigente ha dato tanto, ma ha ricevuto mille volte di più. Ci si accorge che le soddisfazioni più grandi sono state il sorriso di un ragazzo, la chiacchierata fatta sul campo a fari spenti dopo una sconfitta, il vedere scendere in campo il più “imbranato” della squadra, quel regalo semplice che i ragazzi ti hanno fatto per il tuo compleanno. Le società sportive sono un microcosmo che non si può descrivere. Solo chi ha frequentato i luoghi “unici” dello spogliatoio, del freddo nelle ossa che si sente facendo il guardalinee durante una partita in pieno inverno, del fare notte per riunioni del consiglio direttivo o della riunione con i genitori… può comprendere sino in fondo quello che diciamo. Sento l’obbligo di rivolgere un “grazie” semplice ma sentito a ciascuna di quelle centinaia di migliaia di persone che hanno tenuto in piedi, con la loro passione e con il loro impegno, quel vero “miracolo italiano” che è costituito da ogni società sportiva di base. Il 7 giugno, al 70° del Csi, papa Francesco ha invitato tutti noi a giocare la partita della vita in attacco, evitando di “fare melina” e di perderci in inutili pareggi. Tutti quei “matti” che per 10 lunghi mesi hanno speso una quota importante del loro tempo per vestire in una piccola società sportiva il ruolo di allenatore, dirigente, presidente, arbitro, pulisci spogliatoi, segna campi, lava maglie…, hanno fatto esattamente così. Ed hanno scoperto che ne vale veramente la pena.