Coni-Governo e la legge sullo sport: speriamo l’impossibile
Si parlerà della legge quadro sullo sport? In questo periodo in cui si progettano grandi riforme per il Paese, ci sarà posto anche per la riforma dello sport e per la valorizzazione delle società sportive di base?
Nei giorni scorsi il presidente del Coni, Malagò, ha incontrato il Premier Renzi. I due si sono lasciati fissando al 15 dicembre un nuovo incontro. L’interesse del Governo è di per sé un fatto molto positivo per lo sport italiano. Tra le altre cose così hanno riportato i giornali - si intravede qualche spiraglio per Roma 2024. Un problema però si pone.
Si parlerà della legge quadro sullo sport? In questo periodo in cui si progettano grandi riforme per il Paese, ci sarà posto anche per la riforma dello sport e per la valorizzazione delle società sportive di base?
Nelle prossime settimane scatteranno in Parlamento le audizioni sulla proposta di legge Molea-Fossati per il riconoscimento del valore sociale dello sport e una diversa sistemazione normativa della materia. Saranno ascoltati in commissione giustizia il Coni, il Cip, le Federazioni e – tra gli Enti – anche il Csi. Il segnale è positivo, ma l’iter che attende la proposta è di quelli da far venire il mal di testa. Terminate le audizioni, il testo deve fare altri “giri” prima di poter approdare al dibattito in aula. I precedenti non sono incoraggianti: mai una proposta di riforma sportiva è andata oltre le audizioni in Commissione. Una cosa è certa: la “tensione emotiva” per una legge quadro dello sport si è affievolita. Con l’ultima riforma costituzionale, oltretutto, anche alla materia sportiva è stato tolto il cappello di “materia di legislazione concorrente”, per la quale lo Stato avrebbe l’obbligo di dettare alle Regioni i principi di riferimento. Eppure rinunciare è sbagliato. Il Paese deve capire che le società sportive di base sono un patrimonio straordinario da valorizzare e sostenere davvero. Le istituzioni devono “sporcarsi le mani” e andare a vedere cosa accade in una piccola società sportiva di quartiere o di oratorio ogni settimana. Non si può più andare avanti a suon di provvedimenti tampone o di pacche sulle spalle.
Bisogna trovare il modo di portare a casa una legge quadro capace di valorizzare ogni ambito sportivo e di fare delle società di base il cuore del sistema. Il mandato di Malagò ha portato aria nuova nel sistema.
Ha dimostrato che si possono cambiare le cose e che si può “sognare in grande”. Ora bisogna mettere nel mirino la riforma dello sport italiano. A Malagò e Renzi chiediamo che nel loro prossimo incontro mettano in agenda, magari al primo posto, come difendere e tutelare le società di base. Sarebbe una grande, grandissima cosa per il Paese. È quanto diciamo anche a tutte le società sportive di base, che in questo momento devono avere fiducia e speranza. Lo diciamo anche con un po’ di rimpianto. Il loro è proprio un popolo di brava gente. Pensate che non riesce nemmeno a difendere i propri diritti. A “scendere in piazza” non ci pensa nemmeno, perché non fa parte della sua cultura e poi perché il sabato e la domenica bisogna far giocare i ragazzi. Ma se un giorno tutte le 100 mila società sportive di base decidessero di farsi sentire costruttivamente, non ci sarebbe piazza italiana sufficiente per accogliere i loro rappresentanti. Fortuna che questo popolo preferisca stare da volontari con i ragazzi e produrre bene comune piuttosto che protestare. Anche se in questo Paese chi è umile e semplice ogni tanto rischia di finire per non contare nulla.