Federazioni ed Enti: dalle convenzioni alle alleanze
Alcune Federazioni (non tutte) sono ferme all’idea di avere diritto ad una sorta di monopolio della loro disciplina sportiva e che gli Enti di promozione siano “avversari” da combattere. Alcuni Enti di promozione (non tutti) sono fermi all’idea di poter fare tutto ciò che gli pare senza renderne conto ad alcuno, o di poter fare concorrenza sleale agli altri Enti e alle Federazioni.
Nel corso del Consiglio Nazionale del Coni dell’altro ieri il presidente della Fip, Petrucci, ha sollevato una questione: «Il rapporto tra Federazioni ed Enti di promozione è complesso e problematico. Bisogna rivedere molte cose». In effetti la situazione di quel rapporto è ferma da sempre ad una sorta di negoziato che assomiglia a quello tra israeliani e palestinesi: uno tira da una parte, uno dall’altra e così si finisce per non andare da nessuna parte.
Alcune Federazioni (non tutte) sono ferme all’idea di avere diritto ad una sorta di monopolio della loro disciplina sportiva e che gli Enti di promozione siano “avversari” da combattere. Alcuni Enti di promozione (non tutti) sono fermi all’idea di poter fare tutto ciò che gli pare senza renderne conto ad alcuno, o di poter fare concorrenza sleale agli altri Enti e alle Federazioni. Stando così le cose, si finisce per pensare che la soluzione risieda in “accordi” burocratici, fatti di questioni legate al tesseramento, all’omologazione dei campi, alle deroghe per gli arbitri e così via. Noi vogliamo fare una proposta molto diversa, partendo da un altro punto di vista: in gioco non c’è il desiderio di supremazia, ma lo sviluppo della promozione sportiva in Italia e il bene dei ragazzi. La scommessa, perciò, è passare dalla convenzioni (aspetto burocratico) alle alleanze (aspetto strategico). Ad esempio, il Csi ha appena firmato una “alleanza” con la Fidal, finalizzata a promuovere l’atletica in Italia. Su questo punto Fidal e Csi hanno “interesse” a collaborare attivamente, ciascuno nel proprio ambito e con il proprio ruolo, per sviluppare la disciplina tanto ad alto livello quanto negli oratori. La stessa cosa vale per tutte le Federazioni e addirittura le Leghe professionistiche con le quali collaboriamo in modo molto bello da tempo (basti pensare ad esempio all’accordo tra Csi e Lega Calcio Serie A). Insomma, non è più il tempo di farsi la guerra. È tempo di mettersi insieme per il bene dei ragazzi e della promozione sportiva, ponendosi obiettivi alti e ambiziosi. Due cose sono indispensabili in questa direzione. La prima è quella di abbandonare pregiudizi da ambo le parti, sostituendoli con una voglia, tutta nuova, di lavorare insieme a progettualità ambiziose per il bene di tutti. La seconda è quella di pensare ad accordi bilaterali e non a convenzioni standard uguali per tutti. In pratica, se una Federazione firma un accordo con il Csi, deve essere libera di firmarne uno diverso con un altro Ente. Se incrociamo Federazioni ed Enti, sono realizzabili 660 potenziali convenzioni. Fortunatamente oggi nella stragrande maggioranza dei casi tutto funziona in armonia e saranno, a dir tanto, 25 o 30 i casi di contenzioso. Come sempre nel nostro Paese fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Resta il fatto che la vera sfida non è quella di andare d’accordo o di non litigare, ma di lavorare insieme per il bene dei ragazzi. A fare grande lo sport italiano non sarà la gelosia tra i numeri di una realtà e quelli di un’altra, o ragionare per orticelli e per decreti. A fare grande lo sport italiano sarà la capacità di aumentare tra i cittadini la pratica sportiva di ogni disciplina. Non vi pare?