Il fallimento è un’abitudine dei vincenti
L’altro giorno Matteo, 12 anni, era distrutto: aveva saputo di essere stato escluso dallarappresentativa regionale della sua categoria. Il mondo gli è crollato addosso. Salendo in macchina per tornare a casa ha detto chiaro a sua mamma: «Basta, io con il calcio ho chiuso». Capita spesso ai ragazzi di oggi di voler mollare dopo il primo fallimento. Spesso sono cresciuti in una cultura che li ha abituati a pretendere tutto e subito, possibilmente senza fatica. Ma la mamma di Matteo ha detto al figlio una cosa che andrebbe raccontata a migliaia di giovani: «Senti Matteo. Non sei il primo a cui capita di fallire una prova. Ti racconto una storia. Un giovanotto di Brooklyn si presentò ai provini della squadra di basket della sua città, la Laney High School del North Carolina. Non andò bene, e il coach della squadra gli consigliò, senza mezzi termini, di continuare con il baseball (che era il suo secondo sport). Ma a lui piaceva troppo il basket, e non aveva nessuna intenzione di rinunciare al suo sogno di diventare un giocatore di basket.
Invece di demordere, il giovanotto iniziò ad allenarsi con impegno sfidando il fratello maggiore Larry nel giardino di casa, giorno dopo giorno.
Larry non solo era più grande ma – con il canestro – ci sapeva fare ed era già una piccola promessa del basket locale. Per vincere la prima sfida contro il fratello quel giovanotto ha impiegato quasi due anni, ma alla fine ha realizzato il suo sogno di diventare un giocatore di basket professionistico.
Non solo: è riuscito a ritagliarsi una carriera stellare. Il suo nome era Michael Jordan. Sai cosa ha detto una volta quando gli hanno chiesto quante partite aveva vinto? Ha risposto così: “Non me lo ricordo. Ma so che nella mia carriera ho sbagliato più di 9 mila tiri. So che ho perso quasi 300 partite.
Ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. Allora, caro Matteo, non mollare... la vita è fatta così. Bisogna perdere per essere vincenti. Bisogna fallire per ottenere successi. Bisogna faticare per conquistare qualcosa.
Perciò, caro Matteo, non dare retta a una società e a un mondo che ti vogliono far credere di essere un perdente ogni volta che sbagli qualcosa. Tu vali tanto, anche se non ti hanno preso nella rappresentativa. Vali tanto, anche se non diventerai mai un campione».