Le sconfitte brucianti che non si vedono ma fanno male
Come è andata la stagione sportiva appena conclusa? Nelle società è tempo di riunioni per dedicare tempo a questa domanda.
Ci sono sconfitte che fanno male, altre che non si vedono. Sono però quelle più vere ed importanti.
Come è andata la stagione sportiva appena conclusa? Nelle società è tempo di riunioni per dedicare tempo a questa domanda. Nel cercare la risposta è facile farsi guidare dai risultati e dalle posizioni in classifica. È facile guardare i numeri del bilancio economico per vedere se si è arrivati al pareggio o no. Facile farsi prendere dall’emotività pensando ai problemi con i genitori, con gli allenatori e qualche volta persino con il “don”. Ma a fine stagione è un’altra la domanda inevitabile. «Quanti ragazzi hanno iniziato a giocare con noi e poi sono andati via? Perché se ne sono andati? Siamo stati capaci di accoglierli?». Per noi lo sport è uno strumento per educare alla vita e la prima verifica deve riguardare i ragazzi. Se qualcuno ci ha lasciato, quella è la sconfitta più pesante, che non si vede ma brucia. Vale anche il viceversa. Se i ragazzi sono rimasti e se, al di là dei risultati sportivi, sono cresciuti nella vita, la soddisfazione deve essere grande. Non si può dare per scontato quello che è stato fatto. Bisogna rifletterci sopra e gustare tutta la passione educativa che si è “consumata” dallo spogliatoio al campo di gioco. Lo stesso vale per lo sport italiano.
Anche lì possono esserci sconfitte che non si vedono.
Oggi i riflettori sono accesi sui Giochi Europei di Baku. È giusto che sia così. Ma come stanno le società sportive di base del nostro Paese? Tirano avanti tra mille difficoltà, lo sappiamo tutti. Ma ogni società che chiude è una ferita mortale per lo sport italiano.
Una società sportiva del quartiere Gratosoglio di Milano, ad esempio, dopo 12 anni di sacrifici, ha dovuto dire ai suoi ragazzi: «L’anno prossimo non faremo più nessuna squadra. Non riusciamo più a gestire la burocrazia e a trovare i “quattro soldi” che servono per farvi giocare. Andate altrove». Di casi così, in giro per l’Italia, ce ne sono molti. Facciamo attenzione: perdere i ragazzi dentro una società sportiva o perdere società di base dentro il sistema sportivo italiano sono sconfitte pesanti. Nessun campanello d’allarme, al contrario, i dati sembrano portare al bel tempo. I tesserati delle società sportive del Csi crescono e i dati del sistema sportivo non sono male in fatto di sport di base. Ma la passione educativa porta a guardare dentro il cuore di ogni persona e di ogni società sportiva. Non bastano i “trend” numerici per dire che va tutto bene. Per chi ha passione educativa ogni ragazzo perso o una società che chiude è un dato che fa male.
Capita ed è normale. L’importante è evitare il rischio di non accorgersene.