I nuovi stadi e i luoghi educativi all’ombra del campanile
Dopo la Juve ora tocca al Milan. La Fondazione Fiera di Milano ha detto si e i rossoneri costruiranno uno stadio tutto loro. Avere uno stadio “di proprietà” è oggi fondamentale per il futuro di un club. L’Italia sembra indietro di 20 anni, quando nel resto d’Europa avere lo stadio è la normalità. Ci sono però altri “stadi” dei quali non parla quasi mai nessuno, “vecchi” ma straordinariamente moderni: le migliaia di campi d’oratorio e delle parrocchie italiane. Sono delle realtà che fanno parte della storia dello sport italiano. L’immagine del campetto all’ombra del campanile (con magari il prete in tonaca che gioca con i ragazzi ) appartiene a generazioni di italiani. Dal dopoguerra tutti o quasi hanno iniziato li. Ma lo sport in oratorio non appartiene solo al passato, ma anche al presente ed al futuro del nostro Paese. Dove c’è il “campetto” ci sono oratori e parrocchie piene di giovani. Comunità pastorali “vive” , capaci di pulsare con entusiasmo e vitalità. Gli oratori che hanno un gruppo sportivo, e dunque un campetto, hanno una marcia in più. In gioco c’è l’educazione dei ragazzi, cioè la partita più “alta ed importante” da affrontate nel complesso mondo di oggi. Andiamo più a fondo. Ci sono parrocchie che non hanno il campo sportivo (soprattutto al Centro – Sud) e sognano di averlo. Ci sono oratori nati con il campo “incorporato” nel campanile. Campetti spesso vecchi e da modernizzare.
Chi aiuta queste realtà? Tanti parroci lungimiranti sono riusciti da soli, con l’aiuto della comunità ed hanno “fatto o rifatto” il campetto di calcio, e a volte (rare) anche palestre o palazzetti. Ma tanti hanno bisogno di aiuti concreti. Oggi in prima fila ci sono l’Istituto per il Credito Sportivo e il consorzio Spin. Due realtà diverse ma egualmente vicine al mondo oratoriano, concedendo finanziamenti a tassi agevolati e agevolando le pratiche burocratiche. Soldi comunque prestati, senza nemmeno l’ombra di aiuti concreti. Pare curioso. I campi degli oratori sono proprietà della “comunità”, quasi una sorta di “azionariato popolare educativo”, giocando e crescendo lì generazioni di ragazzi. Sarebbe logico pensare che il Governo e le Istituzioni locali sentano la necessità di sostenere concretamentel’impiantistica sportiva in oratorio poiché é forma di investimento educativo certo. Bella ad esempio la testimonianza della Lega Serie A e della Tim, che ogni anno regalano un campo di calcio ad un oratorio. Un piccolo segno che dice tanto. Sarebbe bello pensare che i grandi club nel costruire i loro stadi sentano la necessità di destinare l’1% dei costi del loro progetto a favore degli impianti d’oratorio della città. Trovare una strada per sostenere la realizzazione o il rifacimento di campetti all’ombra del campanile. Ciò renderebbe più ricco lo sport italiano e – più in generale – tutto il Paese. Lo sport in oratorio oggi gode di grande vitalità. Migliaia di italiani fanno l’allenatore, il dirigente, l’animatore in oratorio. Così come tantissimi ragazzi che giocano. Le società sportive d’oratorio continuano a crescere, con progetti educativi sempre più belli e incisivi. Occorre sistemare al meglio l’impiantistica. Prima o poi andrà fatto.
Dopo Juve, Milan, Sassuolo sarebbe bello poter dire che a rifare nuovi “luoghi educativi” siano stati tantissimi oratori italiani.