L’esempio del Sassuolo e le alleanze educative per i ragazzi
Sassuolo. Partita di bambini. Il mister non è seduto in panchina. È in tribuna in mezzo ai genitori. Sarà stato espulso? Chissà cosa avrà detto all’arbitro o cosa altro combinato? Strano, perché sembra proprio tranquillo e rilassato. Infatti la storia che voglio raccontare è molto diversa. Per accorgersene basta dare un’occhiata alla panchina con i bambini. Tutto impegnato a fare da allenatore non c’è un altro adulto, ma un ragazzino che ha la stessa età di quelli che giocano. È il meraviglioso progetto del Sassuolo: ogni tanto la squadra la fanno i ragazzi e l’allenatore si accomoda tranquillamente in tribuna a guardare la partita. In pratica come dicesse: «mi fido di voi, fate pure da soli ». Una scelta da giganti che rientra in un progetto educativo più ampio che coinvolge tutto il settore giovanile della società del ‘patron’ Squinzi. Le cose interessanti su cui riflettere sono più di una. La prima si chiama “fiducia”. É questo l’atteggiamento giusto verso i giovani. Troppe volte, in questo Paese, diciamo che i giovani non sono pronti. Ci nascondiamo dietro a mille preoccupazioni finendo per chiudere ai giovani il passaggio a livello sulla vita vera. Facciamo fatica a lasciare spazio ed a fidarci di loro ed a credere in loro. In questo la scelta del Sassuolo è meravigliosa. Ha il sapore di un “ragazzi, mi fido di voi!”. Come dire: «Io ci sono. Sono lì in tribuna pronto a sostenervi ed aiutarvi, ma voglio che prendiate da soli la responsabilità di mettere la squadra in campo». Semplice, geniale e completamente bello. La seconda considerazione riguarda un mondo che piano piano sta cambiando. Decenni fa ci sentivamo “predicatori nel deserto”. Il Csi parlava ogni giorno di educazione attraverso lo sport ad un mondo che troppo spesso sembrava sordo e senza voglia di ascoltare. Ora le cose stanno cambiando. Pian piano ma cambiano. Sono sempre di più gli esempi del mondo dello sport (ed anche nel calcio) che mettono al centro l’educazione dei ragazzi e dei giovani. Di strada da fare ne rimane tantissima ma non siamo fermi. La voglia di educare alla vita sta contagiando il mondo dello sport. Abbiamo sempre pensato ad un Csi “in uscita” capace di appassionare e contagiare tanti con la sua sfrenata passione educativa e con la sua idea che i regolamenti e le abitudini si possono cambiare mettendo al centro i ragazzi ed i giovani. Insomma piano piano lievita una cultura sportiva capace di andare oltre al risultato. Servono creatività, coraggio ed innovazione per tirare fuori dallo sport tutte le potenzialità educative che ha in sé. L’altro giorno la prima squadra del Monza calcio si è allenata insieme ad una squadra di calcio integrato di disabili mentali di Vimercate. Semplicemente spettacolare. Di esempi così per fortuna ce ne sono sempre di più. Queste sfide si giocano in campo, ma anche dietro le scrivanie. In questi giorni stiamo dialogando con molte federazioni per formalizzare le convenzioni. Abbiamo firmato l’intesa con la Federciclismo. Siamo in dirittura d’arrivo con Fidal e Figc. Con il tennis tavolo siamo prossimi al rinnovo. E sono solo alcuni esempi. Anche lì la vera sfida è allearsi per il bene dei ragazzi. Non si tratta di trattative “sindacali” tra federazione ed ente, dove ciascuno cerca di guadagnare qualcosa, ma di “alleanze educative” per il bene dei ragazzi e dei giovani. Una prospettiva diversa che apre scenari entusiasmanti.