20 maggio 2016

Inside out in carcere. Chi è dentro e cosa è fuori?

Vi raccontiamo direttamente dal CSI di Modena, come uno "speciale" incontro sportivo diventa vera formazione sul campo. La parola alle giocatrici della ASD Corlo…

Ragazze, ci hanno proposto di fare una partita in carcere a Modena con le detenute. Che ne pensate? Bell’idea!!! Entusiasmo. L’imbarazzo è sul nome ‘Free-volley versus… detain volley? Free volley, la nostra bella esperienza iniziata nel settembre scorso di ‘mamme che si rimettono in gioco è partita proprio da lì, dalla scelta del nome come inno alla libertà, alla bellezza dello stare insieme. Convinte come siamo che lo sport serva non solo ai ragazzi, ma anche per le 'diversamente giovani' come si dice oggi. Il nome, da allora, è diventato il nostro simbolo. Il nostro motto Quasi un’ostentazione. Che ora, al cospetto di una partita con le detenute del carcere femminile, si fa ingombrante. Ma vabbè, dai. Cosi partiamo, in quel pomeriggio di sabato 14 maggio, cariche per l’occasione ma dilaniate da questi dubbi. Loro hanno inflitta la pena, noi conficcato il senso di colpa. Forse per giustificare il pizzico d’ansia che ci prende quando arriviamo davanti al casermone della Casa Circondariale Sant’Anna. Le denominazioni formali fanno sempre strani giri di parole per non rivelare le cose per quello che sono. Carcere, siamo davanti al carcere.

FREE versus NOT FREE 

FUORI versus DENTRO

OUT versus IN

E il gioco dei contrasti si fa stridente quando, entrate dentro la struttura, veniamo ingabbiate subito per i controlli. Di gabbiotto in gabbiotto si approda nella sezione femminile del carcere. Depositate borse, cellulare, superato controllo metal detector, senti il giro di chiavi dietro le spalle. E il concetto di free già si fa più relativo. Ecco, si entra in campo. No, non è una palestra ma un campo all'aperto con mura alte e filo spinato Sull’asfalto disegnate le linee di un campo regolare. Solo che, così intubato, lo spazio sembra già più piccolo e soffocante. Le detenute sbucano da un corridoio stretto e sfilano una ad una, salutandoci. Dai, un po’ come i calciatori quando passano sotto il tunnel per l’ingresso nel campo di gioco. L’immaginazione salverà il mondo, parafrasando la Yourcenar. Ci salutiamo, dapprima con un po’ di imbarazzo e circospezione. Ma con qualcuna il saluto è subito caloroso. Dai, sono cariche. Anche noi! E l’atmosfera si scioglie con le presentazioni Emanuela del CSI -‘ …un grazie della vostra ospitalità..’ - De che?? magari fossimo venute noi da voi…’ ribatte una detenuta.Touchè con risata generale. Bene, si inizia a giocare. Loro hanno due squadre:  All black e Orange. ‘Mi raccomando - ci sussuriamo reciprocamente siccome ben istruite – ricordiamoci che loro sanno solo i fondamentali,  battiamo dal basso, non infieriamo con le schiacciate’ Ok.
Col cavolo! Le All black di nome e di fatto, ci annientando già alle prime battute…
Il campo, non si capisce dove finisce…la palla-v-o-l-a.. dai, Coach, non siamo abituate. C’è il sole/c’è il vento/siamo bloccate dallo spavento! Loro hanno due squadre formate. Noi ci mischiamo a rotazione. Siamo ancora senza ruolo, paghiamo un po’ la distrazione nella preparazione. Durante gli allenamenti, quando è ora di posizionarci capita che scappano due chiacchiere. Magari siamo tutti tutte in posizione, zona 1-2-3-4-5-6-  anche il libero pronto a entrare e uscire. Ma poi se, per dire, la Marika ci dice il segreto per montare bene il mascarpone facendo si che non si squagli, tutte facciamo capanello in zona cinque.Nel corso di un allenamento sono più le battute allusive che quelle che finiscono oltre rete… Vabbè, dai ragazze su… Niente, queste hanno la pratica del campo, che poi, chiamolo campo!!! All black 1 Freevolley 0. Set perso. Ci guardiamo l’una con l’altra smarrite, con la consapevolezza che non l’abbiamo mica fatto perché volevamo farle vincere. Con le Orange va meglio. Sono più deboli e ne approfittiamo. Ogni residuo di buonismo si è gia  sciolto da mo’, al calore di questo bel sole che ci illumina e ci acceca rendendoci impossibile beccare le palle che planano dall’alto. Teoricamente fine. Il programma prevedeva due set. Poi si doveva ballare, parlare, mangiare… Ma il clima si è fatto coinvolgente. Persino le detenute che non partecipavano alla partita, anche quelle più riottose, si fanno trascinare dalle urla che oltrepassano il muro.Il filo spinato al massimo buca i palloni non le risate.'Certo che vogliamo la rivincita con le All Black!!!' Un po' più concentrate. Un po’ con la giusta misura. Ci battiamo palla su palla. Oh, non mollano!!! D’altronde la loro coach si chiama Luna. E in quel parallelepipedo dove si vede solo il cielo loro mica guardano al dito. Guardano a Luna e combattono colpo su colpo. Un set tennistico è meno incalzante. Tecnicamente è più ‘smanaccia’ che volley. Ma l’obiettivo è categorico per tutte e due le squadre: la palla deve cadere nel campo avversario.
Ce la facciamo. 1-1 con le rivali, più la vittoria contro le Orange. E’ fatta. Vai, con l’amichevole. Set  misto tra le due squadre. Chi c’è in squadra con me? Ormai i volti sino quasi familiari. Subito li abbiamo scrutati con curiosità, poi con il crucccio delle avversarie. Ora con la complicità delle compagne di gioco. Altro set misto. Bene. Fine. Stretta di mani.
Emanuela del Csi indottrina ‘Ora abbiamo il terzo tempo, come a rugby’. Dai, All Black...vi chiamate così e non lo sapete? Vuol dire che ora si mangia tutte insieme. Abbiamo portato gnocco, erbazzone, frittelle di riso, torte, le mandorle con il cioccolato della Titti…
Niente. Le All Black, non mollano: vogliono il set finale che decreti il vincitore della sfida tra noi e loro. Vabbeh, giusto… mica c’è il ritorno in questo torneo. Dai, rimettiamoci in tiro. Arbitro (teoricamente nostro!) fischia l’inizio. Niente, la palla è stregata: loro la giocano a bowling e noi siamo i birilli. Anche le più brave cedono stordite.
'Coach, dai, coach non lo facciamo apposta...' Alessia non è come Luna. Non sbraita, non incita. Sta seduta a bordo campo, serafica. Impassibile. Ma noi sappiamo bene cosa vuol dire quello sguardo ‘Prossimo-allenamento-vi-faccio-un…- così Disfatta. Gioia loro che coinvolge tutto il parterre. Non se l’aspettavano di vincere. Neanche noi di perdere per la verità. Eh si, le torte che abbiamo preparato sono buone. Figurati, tutto fatto in casa, da mani esperte. ‘Sono più brave a cucinare che a giocare’– ci umilia Alessia-coach. Ma mangiano proprio con gusto. E il gusto che fa la differenza è il sapore della vittoria. Una vittoria perché hanno vinto. Una vittoria perché ci siamo andate. Una vittoria perché hanno passato un pomeriggio vedendo visi nuovi e ridendo con noi. Una vittoria perché erano previsti temporali forti invece c’è sempre stato il sole. Una vittoria perché si, loro sono dentro e noi siamo fuori ma in campo fai punto se il pallone è dentro e perdi se è fuori. Ecco la vittoria è proprio questa: mescolare le carte e rendersi disponibili a cambiare i punti di vista. Questa è stata la grande sfida, vinta da tutte noi, di una partita davvero particolare.

 

Il punto formativo

Inside out in carcere. Chi è dentro e cosa è fuori?

una formazione oltre

Volley CSI femminile in carcere