Dopo le elezioni si riparte: è tempo di camminare insieme
Ogni partenza è un invito a lanciarsi con fiducia verso il futuro con un cuore da giocatore d’azzardo che ama rischiare.
Significa essere preparati a procedere con fatica per dedicarsi a creare il futuro. Ed è un duro, duro lavoro. Come quello compiuto da Mosè con il popolo di Israele nella conquista della libertà, che ad ogni passo ha paura e rimpiange le pentole di carne e le cipolle dell’Egitto; preferisce restare schiavo piuttosto che affrontare i pericoli del deserto. Ma la via verso la libertà passa solo attraverso l’uscir fuori dalla sicurezza e dalla resistenza. Anche il Centro Sportivo Italiano vive, ora, un momento di partenza. Dopo il travaglio delle elezioni, ora comincia il tempo di prendere tutto ciò di cui si è parlato per farlo diventare realtà nel prossimo quadriennio. Il viaggio può essere intrapreso per almeno tre motivi. Anzitutto pensando all’intero popolo del Centro Sportivo Italiano, da quello che alle sette del mattino “va a disporre le transenne” a quello che gioca sui nostri campi: la vera ricchezza dell’Associazione. Storie di persone di ogni angolo del nostro Paese che ci raccontano cos’è la passione, come si insegue un sogno, come si fa crescere un uomo, come si impara a vivere, con rigore e sudore, pur di regalare qualcosa. Di questi l’intero Consiglio Nazionale deve occuparsi e diventare custode, pronto a mettersi sempre in discussione per offrire un mondo migliore e a compiere ciò che è necessario per pungolare ciascuno a fare un passo in più. Un secondo motivo che deve sostenere il nostro cammino è che non viene intrapreso da soli ma insieme. Come ci ricordava Papa Francesco in occasione del settantesimo anniversario della nascita del Csi: «No all’individualismo! No a fare il gioco per se stessi». È esigente il richiamo a camminare insieme. Significa offrire la propria attenzione, il proprio interessamento, la propria considerazione, la sollecitudine più profonda; insieme, è vedere qualcuno da rispettare per le sue qualità e qualcuno che rispetta i nostri doni. Due cose possono ostacolare il nostro camminare insieme: l’interesse e la poca stima di sé. Nel primo caso tutto e tutti devono essere usati per i propri obiettivi. Nel secondo, dal momento che non abbiamo nulla da dare, preferiamo attaccarci al più forte o al più comodo. Tuttavia non può esserci cammino comune quando una vita viene sacrificata perché un’altra possa essere vissuta. Infine, ma non da ultimo, per intraprendere il viaggio c’è bisogno di fiducia. Osare di non appiattirsi sull’ineluttabile compiendo un atto di fiducia, forse folle, forse votato all’insuccesso, ma che apre al futuro. Credere che un cambiamento è possibile, che una novità può intervenire, che il frutto può spuntare.
Ovviamente è necessario accettare il prezzo da pagare: promettere il proprio impegno. Il frutto è anche responsabilità di ciascuno.