Quella sottile speranza affidata agli uomini di buona volontà
Il mio settimanale dialogo con i lettori di Avvenire non può prescindere, oggi, da una riflessione sul tempo che stiamo vivendo. Temo ci si stia abituando alle stragi di povera gente e di cittadini inermi e inoffensivi. È di qualche giorno fa la notizia del recupero del cargo inabissatosi nelle acque italiane portando via con sé la vita di centinaia di persone (si stimano oltre 500 cadaveri recuperati). È più recente la notizia del naufragio di una barca su cui c’erano solo donne e bambini. Mi torna alla mente l’immagine di quel bimbo, Aylan Kurdi, ormai senza vita, pietosamente raccolto da un soccorritore impotente, sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Un’immagine, una storia che tanto commosse il mondo. Quel bimbo, va detto, è tra le centinaia, ahimè migliaia di bambini e ragazzi che muoiono, con cadenza giornaliera, perché fuggono da una vita che non è vita. Stentiamo ad organizzarci. Non sappiamo fare sistema sociale, né gestire un fenomeno gravissimo, che proprio per questo richiederebbe il massimo impegno di tante persone di buona volontà. Sottolineo: buona volontà. Non solo politici, finanzieri, industriali. Non solo uomini e donne di fede. Basterebbe una seria assunzione di responsabilità delle persone di buona volontà e tali problemi pian piano impareremmo a risolverli, facendoli diventare opportunità di incontro e di arricchimento reciproco. Giorni fa ancora cronaca “rossa”, il colore del sangue. Quello di gente innocente, disarmata, credente ognuna nella propria fede. Gente falciata con raffiche di mitra o trucidata con i machete da terroristi incredibilmente disumani. Come è possibile che giovani di buona educazione, di media cultura, di medie possibilità economiche, salutino questa vita con un sorriso che, dalle foto pubblicate da giornali e tv, sembrerebbe addirittura di allegria e poi uccidano uccidendo anche se stessi in modo spietato. Non capisco e non capirò mai, ma ho il dovere di esprimere tutto il mio fraterno affetto per le vittime e per le loro famiglie, assieme alla mia ricerca di condivisione di un modo civile per vivere da fratelli in questa martoriata terra. Volto pagina per porre attenzione a due novità di particolare interesse per il Csi e per le società sportive che ne sono l’espressione sul territorio: la riforma del Terzo settore e le nuove norme che coniugano i tempi dei giovani fra scuola e lavoro. Qui un brevissimo cenno, ma riprenderò l’argomento nei prossimi giorni. Con l’apertura dei tempi della scuola al mondo del lavoro, proposti in un’ottica non speculativa, di sfruttamento, ma di coinvolgimento e di inserimento dei giovani nel mondo che sarà il loro futuro, credo si aprano prospettive molto interessanti anche per le società sportive, specie le più attente ai processi educativi e formativi che accompagnano l’attività sportiva vera e propria. Ne ha già trattato Avvenire recentemente. La riforma del Terzo settore è invece una legge delega al Governo che ora, entro luglio 2017, sarà chiamato ad emanare i Decreti legislativi. I princìpi cardine di questi decreti sono stati indicati dal Parlamento e contengono novità che fanno ben sperare. In questo senso credo si vadano profilando all’orizzonte alcune importanti e positive novità anche per il mondo degli Enti di promozione e per le società sportive. Ne riparleremo presto.