La fiaccola della speranza per una società migliore
Pur nella complessità di un territorio vasto e variegato, la stagione sportiva 2016–2017 è finalmente iniziata. Non se ne parla perché non è una novità e non c’è alcuno scandalo da evidenziare. Ma la realtà che si muove in questi giorni è grande e concreta, enorme, fatta di donne e uomini che si sono messi in gioco per servire un’idea di sport molto particolare. Quella che colloca risultati e classifiche nella parte bassa della graduatoria delle priorità. Affermiamo spesso (e solennemente) che per noi fare sport è anzitutto offrire occasioni di aggregazione, di sano divertimento, di costruzione di relazioni positive. Da sempre difendiamo un’idea di sport educativo e formativo, ma non ci fermiamo all’enunciazioni. Se lo sport deve educare siamo impegnati a formare i protagonisti dell’attività sportiva affinché siano all’altezza del compito tanto alto, quanto delicato.
Così per tutti gli altri valori fondamentali del Csi e i suoi punti di riferimento etico e culturale. Non è scontato, quindi, che ogni anno partano campionati e manifestazioni. Non è scontato soprattutto che prendano la suddetta direzione, riassumibile in una proposta sportiva cristianamente ispirata. Alla base del Csi c’è un esercito di persone, dirigenti, allenatori, arbitri e tanti volontari, che lavorano in silenzio, con discrezione e competenza, raccogliendo spesso molte critiche e poca gratitudine. A loro, a chi ha ancora il coraggio, di questi tempi, di riproporre l’attività sportiva sul territorio nazionale, va la nostra gratitudine. Consapevoli che non basta essere grati, abbiamo messo nel programma del quadriennio “il rapporto con il territorio”: una formula che va riempita di sostanza. Relazione con il territorio significa uscire dalle stanze delle sedi nazionali, regionali e provinciali, e andare nelle periferie, dialogare con i dirigenti, ascoltandone sofferenze e indicazioni. Ascoltare: questo vogliamo fare nel prossimo Consiglio nazionale di Salerno. Ascoltare non per redigere un verbale e archiviarlo, ma per accogliere le voci di chi sta sui campi, vicino alle famiglie, negli oratori, nelle palestre, sulle strade; e lo fa a nome del Csi. Le singole esperienze sono il fondamento della nostra cultura sportiva. Abbiamo bisogno di capire cosa accade ogni giorno sul territorio perché su questa consapevolezza baseremo la proposta sportiva del Csi. Non è facile, perché l’Italia è una grande nazione, ricca di risorse, ma anche travagliata da problemi che ne stanno minando alla base la solidità di un tempo. Siamo però certi che nel dialogo con la gente che fa sport con noi e per noi, sapremo tenere accesa la fiaccola della speranza per uno sport migliore in una società migliore.