13 ottobre 2016

La vita non è mai una scommessa, ma una chiamata

Siamo tutti convinti che un’immagine è capace di parlare molto più di tanti bei discorsi. L’immagine evoca, suscita emozione, invita a riflettere e, perchè no, in alcuni casi a prendere le distanze. Le immagini vengono cercate dai nostri telefonini per essere raccolte nella memoria ed esibite a tempo debito. Le immagini raccontano di un pezzo di vita ma anche di cosa può essere la vita. Ci sono volti, azioni, colori, luci ed ombre che mettono dinanzi ai tuoi occhi domande che devono accompagnare le tue scelte. È il caso, per esempio, del bellissimo quadro dipinto da Caravaggio e conservato nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. È raffigurata la vocazione dell’apostolo Matteo: seduto con altre persone attorno ad un tavolo di una osteria è occupato a giocare con i dadi. Proprio in quel momento la mano di Gesù si stende ad indicarlo e chiamarlo. La vita è una scommessa oppure una chiamata? Può essere fortuna un gruzzolo di soldi che ti cadono in tasca, arrivati da chi sa dove, o non piuttosto l’incontro con qualcuno che ti indica come spendere la vita, cosa farne e a chi regalarla? Il fiorettista siciliano Daniele Garozzo, forse la medaglia d’oro italiana più sorprendente alle ultime Olimpiadi, decide di devolvere in beneficienza 150.000 euro perchè si sentiva già “fortunato” di aver vinto un’Olimpiade. Con sudore, fatica, costanza, accettando le frustrazioni, con un occhio puntato all’obiettivo, l’altro alle tante rinunce che questo comportava e non verso un cielo capriccioso che riversa i suoi favori a piacimento.

Questa è la vita, quella vera, che va proposta ai giovani di oggi. Chi meglio dei campioni dello sport sanno interpretare questo messaggio e lo sanno lanciare in maniera convincente. Chi non ha mai guardato al suo calciatore preferito come al modello da imitare. Questi eroi moderni, gli atleti, che sanno parlare con le giovani generazioni di oggi molto più di tanti genitori, si trovano tra le mani una grande responsabilità più volte richiamata da papa Francesco: essere testimoni di virtù e di valori. Il “testimone” si differenzia dal “testimonial” perchè è capace di pagare di persona per quello in cui crede.

Diverso, invece, è colui che si fa pagare per far credere della bontà di ciò che propone.

A volte, con il rischio di creare dipendenza che anestetizza la libertà. Nel cuore di ogni ragazzo c’è sempre il desiderio di correre dietro ad un pallone per sperimentare uno sconfinato senso di libertà con la quale poter decidere della propria vita. Ma soggetti liberi non sono buoni consumatori, potrebbero capire che è meglio dire di no. Non perchè è illegale, nessuna legge lo vieta, ma semplicemente perchè la vita è un’altra cosa. Perchè una vita libera, una coscienza pulita, una testa pensante è pur sempre un’opportunità da non farsi scappare e sulla quale vale la pena scommettere.

L'angolo del Consulente Ecclesiastico Nazionale

La vita non è mai una scommessa, ma una chiamata

Don Alessio Albertini

Consulente Ecclesiastico Nazionale