Buon 2017, facciamo che sia l’anno dell’attività giovanile
L’inizio di un anno è spesso l’occasione per ripensare alla strada fatta e programmare le attività da realizzare nel tempo a venire. Il 2016 ci ha visti tutti impegnati nelle Assemblee elettive, ad ogni livello associativo: provinciale, regionale e nazionale. Ne sono uscite indicazioni sulle persone, sui ruoli e sul programma.
A questo voglio riferirmi in particolare. Siamo tutti d’accordo che i ruoli e le persone che li interpretano hanno consistenza in sé e quando l’Assemblea li ha scelti ha dato anche una precisa indicazione di quale strada voglia percorrere il Centro Sportivo Italiano nei prossimi anni. Ecco perché vale per tutti la conferma dell’impegno preso, la coerenza con i valori e con gli ideali illustrati in ambito assembleare.
Adesso è il tempo del pensare a cosa fare, ma convinti che dobbiamo prima ponderare per poi effettivamente concretizzare.
Sarebbe bello poter dire che agiremo per priorità.
Avrebbe un senso e sarebbe anche un atteggiamento razionale. Ma in un’Associazione grande, importante e riconosciuta come la nostra – attiva su tutta la penisola, grazie ai suoi 140 comitati territoriali, con una infinità varietà di condizioni socio–sportive di cui tener conto – non è possibile.
Dovremo rassegnarci ad affrontare contemporaneamente molte priorità. Non è un assurdo. Purtroppo le sfide che ci troviamo ci fronte, nello sforzo di adeguarci alla sempre più convulsa e a volte caotica evoluzione sociale – è morto in questi giorni Zygmunt Bauman il grande sociologo che definì la nostra, una “società liquida” – sono tante e nessuna di queste può essere rinviata né può essere considerata subalterna alle altre.
Ciò detto, voglio comunque dare un’indicazione su quello che rimane il nostro punto di partenza e poter condividere la progettualità associativa sul tema dell’attività giovanile.
Diciamo che va riempita di contenuti la nostra determinazione di fare del 2017 l’ “Anno dell’attività giovanile”, attraverso una serie di approfondimenti, studi, analisi, progettualità e su come affrontarla in ogni zona d’Italia: dal nord, al centro, al sud. Nel rispetto di tutti, delle competenze diffuse su tutto il territorio, e soprattutto alla ricerca dei modelli positivi.
Le buone pratiche sono tali da Bolzano a Lampedusa, senza soluzione di continuità. Se messe nel circuito associativo le buone pratiche fanno buoni frutti ed è di questi che noi abbiamo estremo bisogno.