Espulsione temporanea, la Fifa segue il Csi
Il prossimo 3 marzo l’International Football Board andrà a votare una riforma, dove tra le tante novità, c’è quella nel calcio di istituire il cartellino arancione, la possibilità ovvero per il direttore di gara di sanzionare un’infrazione o un fallo con l’espulsione temporanea di dieci minuti, per poi riaccogliere in campo il calciatore allontanato parzialmente. Accade già in molte discipline sportive, e sto pensando al rugby, alla pallanuoto, all’hockey su ghiaccio. Accade anche nel Centro Sportivo Italiano, che già dagli albori del nuovo millennio introdusse nel suo regolamento questo provvedimento che al di là della gradazione del colore – da noi la sfumatura della tinta è azzurra – assume considerazione e tono per la sua valenza educativa. Effettivamente l’arancio sarà più tollerante di un rosso e più severo di un giallo ma ciò che conta – e con un pizzico orgoglio il Csi intende rivendicare – è quell’intenzione mediatoria tra l’ammonizione e l’espulsione, che non va ad escludere definitivamente un ragazzo, pur autore di un fallo grave o di un comportamento non corretto, ma che invece pretende riammettere. Una scelta delicata per un fischietto, che ha dalla sua parte e nel suo taschino una terza scelta, sempre ed ovunque una scelta educativa. Alla Clericus Cup, il nostro campionato pontificio, dove giocano seminaristi e sacerdoti la chiamano scherzosamente “assoluzione”: per un fallo violento ci si “confessa” in panchina per qualche minuto, in silenzio, ci si pente e si torna in campo. Sui campi del Csi sventola settimanalmente la bandiera azzurra, quella di una regola di condotta che premia l’accoglienza, la non squalifica immediata dal campo, la riammissione. Forte dell’esperienza pluridecennale posso ben dire che il cartellino arancio servirà, anche a molti allenatori, che in certe sfide delicate potranno stemperare gli eccessi di animosità dei propri atleti, senza dover ricorrere alla sostituzione immediata. Servirà a quei calciatori, in particolare a quelli in età adolescenziale, che per esuberanza arrivano a compiere un’azione eccessiva. Perfino per chi proprio non sa “rinunciare” al turpiloquio. Sì, è vero, anche in caso di bestemmia il Csi vuole l’azzurro dal suono educativo. In quei minuti di sosta forzata, infatti, un bravo educatore in panchina può a ragione spiegare all’interessato la gravità dell’espressione, e non doverlo salutare senza una parola, vedendolo sfilare furibondo negli spogliatoi. Vedremo a breve cosa accadrà il 3 marzo, ma, sia esso arancione, sia azzurro, il cartellino dell’espulsione a tempo sui campi di calcio avrà sempre i colori e l’ideale del Csi.