A San Siro. Papa Francesco mette le ali ai sogni dei ragazzi
Uno stadio, luogo della meraviglia, trasformato per un pomeriggio intero in un santuario colorato, festante di suoni e danze, per avvolgere come un manto il cuore entusiasta di oltre ottantamila ragazzi. Questo è stato lo stadio di San Siro sabato scorso: cattedrale di libertà, contenitore di emozioni, urlo di felicità. Così si è presentato agli occhi di papa Francesco al suo ingresso per l’ultimo appuntamento della sua lunga giornata a Milano. Un giro intero, da vero campione, attorno all’intero perimetro del campo di gioco. A bordo di una piccola papa mobile spinta dal boato degli spalti più che dal motore. Lento, come a manifestare la consapevolezza di «camminare sui sogni dei ragazzi».
Come per incanto ci si trova insieme: figli pieni di sogni e di aspettative e il padre buono che stringe tra le sue mani il segreto della vita. Questo Papa, venuto dalla fine del mondo, si fa vicino in cerca di qualcuno a cui lasciarlo.
«Amate i nonni, imparate da loro, porgetegli le vostre domande». È il primo segreto che versa nel cuore dei giovani che lo stanno ad ascoltare e gridano: «Siii!». «Gli occhi dei bambini ci guardano cari genitori» e cercano insegnamenti di vita. Si sa che i gesti parlano più delle parole e Francesco lo ha già dimostrato, fin dal mattino al suo arrivo: visita in periferia, pranzo in carcere, gesti amichevoli con tutti.
Potere dei segni e non segni di potere per offrire gioia e insegnamento. «Imparate a giocare con loro, a passare la domenica insieme, a dominguear».
È la via maestra per imparare a crescere insieme, ad annullare le distanze che rischiano di trasformarsi in barriere. Basta un attimo di tempo regalato per liberare dalla tristezza. «Andate all’oratorio, incontrate gli amici, fate gioco di squadra», per vincere la solitudine e l’isolamento di oggi. Imparare a stare insieme, a dare e ricevere.
Un pallone con un solo ragazzo si annoia. Qualcuno dice che il pallone sia nato da una bolla d’aria che il vento ha spinto fra i piedi di un ragazzo. Fortuna vuole che quel ragazzo fosse impegnato nella bottega di un artigiano che lavorava le pelli. Insieme pensarono di ricoprire questa bolla d’aria con spicchi di pelle di scarto.
Questa bolla d’aria, soffio dello Spirito Santo, dopo le parole di papa Francesco, si è trasformata in un miracoloso «gioco» capace di liberare la sincerità, aiutare la speranza, far conoscere la gioia, pregi e difficoltà di un’altra faccia della vita dove ognuno, piccoli e grandi, genitori e figli, è chiamato a diventare signore e padrone della sua libertà.