La legge sull’uso dei defibrillatori sia approvata al più presto
Mi sono soffermato a lungo su alcuni temi da me evocati, quasi inconsapevolmente, rispondendo ad alcune domande di un giornalista su un pensiero, a nome del Csi, sulla tragica morte di Scarponi, falciato sulla strada mentre praticava il suo amato sport: il ciclismo. Dopo la testimonianza di dolore e di affetto per uno sportivo fermato così giovane sul cammino della vita da un banale ma luttuoso incidente, ho parlato delle preoccupazioni dei dirigenti sportivi che sono quasi quotidianamente impegnati a promuovere lo sport, portando l’attenzione sul tema della “sicurezza degli sportivi”. In quel momento mi riferivo ai ciclisti. Ma il pensiero è poi corso su tutte le altre discipline, nessuna esclusa. Mi sono chiesto, non senza un po’ di angoscia, a che punto siamo, noi del Csi e più in generale in Italia, con le tutele sanitarie e assicurative. Per quest’ ultime, insieme ad alcuni amici della Presidenza nazionale e con alcuni esperti, sto cercando di concretizzare una nuova formula che valga su tutto il territorio italiano e che sia un punto di equilibrio fra sostenibilità della spesa e tutela della polizza. È un equilibrio non facile, data la varietà delle discipline e l’ampia gamma di possibilità d’infortunio. Ciò non toglie che probabilmente un risultato lo abbiamo raggiunto e presto sarà sottoposto agli organismi nazionali di competenza prima di farli diventare operativi. Il pensiero è poi andato anche alla tutela della salute, sotto forma di prevenzione o di pronto intervento. Posto che in Italia il sistema socio–sanitario, affidato alle competenze delle Regioni per quelle che sono le forme di programmazione ed erogazione dei servizi, è diverso da regione a regione e preso atto che c’è un abisso tra le possibilità di farsi curare di chi vive al Nord o al Centro, rispetto a chi vive al Sud (che così paga continuamente per colpe non solo sue), voglio augurarmi che per quanto sia ancora da perfezionare nella fase attuativa, la legge sull’uso del Dae possa essere presto o tardi resa operativa. So benissimo che ancora il sistema non è pronto, ma ricordo che qui è in gioco una cultura sanitaria che andrebbe sostenuta da subito. Lo sport è, nei tempi attuali, ben più di una pratica amatoriale o professionale: lo sport è modalità e qualità di vita, è salute, è coesione, è solidarietà ed educazione. Perciò merita attenzione e serietà nell’ applicazione; anche nella norme che ne regolano lo svolgimento. So che il Coni ha espresso posizioni molto chiare e che il Ministero della Salute ha tutta l’intenzione di approvare il prima possibile le norme per l’uso del Dae. Forse saranno decisioni non immediate, ma non dovrà accadere che sia una presa in giro per chi si è tempestivamente attivato, nel rispetto della legge, mettendosi in regola.
Dobbiamo evitare che queste persone, le più attente e pronte, si sentano prese in giro e finiscano per scoraggiarsi. Il danno sarebbe in questo caso davvero enorme e forse addirittura irrimediabile.