L’unità progettuale del Csi vale e vince in tutta Italia
Sono profondamene convinto che il Sud dell’Italia sia un territorio particolarmente ricco e fecondo e lo dico da uomo nato in un paesino di collina al centro della Lombardia. La ricchezza del Sud è la gente del Sud. Conosco molti dirigenti delle aree meridionali e conoscendoli ho imparato ad apprezzarne lo sguardo oltre i limiti dell’oggi, il coraggio, la capacità di mettesi al servizio di un progetto grande, nonostante tutto attorno spinga al disimpegno. Amo di questi dirigenti la capacità di ribellarsi al “ma chi te lo fa fare” e di prendere in mano il proprio destino mettendosi alla guida, in quel territorio, di un’Associazione forte, capillarmente diffusa, amata e rispettata qual è il Csi. Questo e molto altro pensavo domenica scorsa, mentre si alternavano i relatori alla Convention delle Regioni del Sud. Vogliamo ridire che il Sud fa più fatica di altri territori? Vogliamo ribadire che ragioni storiche, sociali, economiche, rendono molto più difficile organizzare attività sportiva e prendersi cura, proprio attraverso di essa, della crescita dei giovani? Tutto vero! Ma è arrivato il tempo di prendere atto che al Sud questo non è più il ritornello (se mai lo è stato) giustificativo di una situazione non certo ottimale. C’è gente, al Sud, che ha voglia di fare, che non accetta di essere “assistita” ma vuole essere protagonista del proprio destino, che ha dignità e coraggio e vuole poter dire, a fine giornata, di aver fatto tutto il possibile per andare avanti, per migliorare, per fare in modo che i giovani crescano in un mondo sempre più bello, accogliente, solidale. Per questo sono convinto che la partita sia aperta e che la si possa vincere. Però dobbiamo continuare su questa strada, che è fatta di sacrifici, impegno, sincerità, serietà. E soprattutto avere fiducia negli altri, che stanno a pieno titolo nell’alleanza educativa e formativa con noi. Siamo Centro Sportivo Italiano, abbiamo nei valori cristiani la nostra radice religiosa, sociale, culturale, etica e morale. Perciò dobbiamo guardare con attenzione, innanzi tutto, al mondo ecclesiale, alla Chiesa universalmente intesa, e alla Chiesa locale, fino alle Chiese domestiche: le famiglie. La nostra azione deve essere priva di preconcetti e aperta alle esperienze del mondo ecclesiale, degli oratori; dobbiamo studiare per fare nostra la pastorale giovanile dove questa intercetta il momento ludico e sportivo. Che significa? Vuol dire amare il prossimo senza finzioni; avere fiducia e uscire di casa per andare all’oratorio o al centro sportivo, o al centro sociale, e mettersi in gioco per migliorare il mondo che ci circonda. Vuol dire prendere in pugno la vita e rendere onore al nostro essere fatti ad immagine e somiglianza di Dio, non per canoni estetici o funzionali, ma perché siamo chiamati a collaborare alla realizzazione del disegno che Dio stesso ha su di noi e su tutto il creato. Un disegno di amore che non lascia scampo.
Al Sud, insieme con i presidenti regionali, ho trovato questo spirito. A noi il compito di valorizzarlo, accompagnarlo, sostenerlo, per il bene di tutto il Csi, non solo al Sud, ma dal Sud al Centro al Nord, senza confini. Nella diversità delle potenzialità locali, e nell’unità progettuale che rende la proposta del Csi valida e vincente su tutto il territorio nazionale.