La regola della «decima» per far bene agli altri (tutto l’anno)
Quando Dio ha deciso di inviare il proprio Figlio sulla terra ha compiuto, in piena libertà, uno spreco di generosità. Non ha misurato che cosa poteva restargli tra le mani ma più semplicemente ha guardato che cosa potevano guadagnarci gli uomini: pace, gioia, comunione salvezza. Per questa ragione ha dato tutto se stesso, e senza chiedere nulla in cambio.
Meglio sarebbe dire: ha chiesto un contributo da offrire che non può essere monetizzato. Qualcosa che ha un costo ma che non ha prezzo; capace di mostrare tutta la gioia per il bene ricevuto e per dire il proprio senso di appartenenza e condivisione della vita della propria comunità. Da questo trova ragione l’invito che, qualche giorno fa, l’arcivescovo Mario Delpini ha rivolto a tutti gli sportivi radunati in Duomo a Milano: «la legge della decima». Non è semplicemente una legge economica ma un criterio esistenziale. È una legge che inquieta a non vivere più per se stessi ma a mettere a disposizione qualcosa per pensare anche agli altri. È una pratica molto antica, attestata anche dalla Bibbia: «Ogni decima della terra, sia delle raccolte del suolo, sia dei frutti degli alberi, appartiene all’Eterno; è cosa consacrata all’Eterno» (Lv 27,30). La legge della decima trova spazio anche nello sport e può essere tradotta così: ogni dieci ore passate a praticare lo sport dedica un’ora a chi lo sport non può praticarlo. Magari andando a trovare la nonna, a trovare un compagno di classe che lo sport non può praticarlo. Ogni dieci allenamenti dedicane uno per andare a trovare persone sole, malate, bisognose che hanno bisogno di consolazione, di compagnia per rendere lieta anche la loro vita. Dopo il tempo passato a guardare dieci trasmissioni sportive dedica del tempo a servizio dei ragazzi che hanno bisogno di adulti significativi che accolgono e aiutano a crescere. La logica della decima diventa interessante anche per tutti i dirigenti che dedicano dieci riunioni a questioni burocratiche e organizzative (necessarie), disperdendosi magari in complicati cavilli, ma che riconoscono che almeno una di queste riunioni deve essere dedicata al progetto educativo. Può essere estesa anche a chi si trova a guidare le comunità parrocchiali: insieme alle riunioni liturgiche, catechetiche, formative… organizzarne una anche per le attività sportive. Se il campo in cui si pratica sport è inserito nell’oratorio e ha bisogno di dieci accorgimenti per renderlo più bello e funzionale dedica anche un gesto per abbellire l’ambiente intorno. La legge della decima può davvero essere di casa anche nello sport quando contamina la semplice logica funzionale con il principio dell’amore per il prossimo accendendo nuovi sentieri ricchi di fantasia. Lo sport è una straordinaria opportunità educativa quando diventa capace di tracciare un cammino per far crescere ragazzi e ragazze disposti a donarsi per il bene della comunità in cui abitano. È meraviglioso pensare che proprio donando la nostra decima tante persone saranno più contente.
Anche Dio. Buon Natale.