Rapporti Eps-Fsn. La strada giusta? Dialogo e fermezza
L’accordo fra il Csi e la Federazione Ciclistica Italiana siglato qualche giorno fa è un passo importante nella strutturazione dei rapporti tra noi e la Federazione. Importante perché utile a capire quali sono e quali saranno i rapporti fra gli enti di promozione sportiva e le federazioni, ed anche tra gli Enti di promozione stessi. Ci sono momenti, nella storia di un’Associazione, che rappresentano snodi capaci di aprire nuovi percorsi da intraprendere per il cammino futuro. Indubbiamente stiamo vivendo uno di questi momenti cruciali dove il rischio è quello di pensare che l’incertezza dei ruoli e dei rapporti fra le diverse realtà che si occupano di sport possa lasciare campo libero alle azioni di pirateria, dove nessuno è amico e tutti sono avversari da battere. Penso che, con un po’ di pazienza e di buona volontà, questi siano invece momenti fecondi che produrranno nuove opportunità per tutti: per noi, per le federazioni e soprattutto per chi gestisce lo sport in Italia. Che la pratica sportiva sia sempre più al centro della vita sociale è ormai realtà confermata.
Dalle istituzioni governative (Ministero dello Sport e Ministero della Salute in prima fila), alle istituzioni sanitarie, dalle scuole ai comuni, alle istituzioni sanitarie e via dicendo: tutti ormai stanno rivalutando l’attività sportiva per le sue enormi potenzialità sociali, aggregative, formative e sanitarie. Dell’importanza dello sport abbiamo conferma tutti i giorni: perché è un modo di stare insieme e di costruire relazioni, perché educa, perché fa bene alla salute. Fossimo in condizioni di poter investire sono certo che i governi stanzierebbero consistenti fondi specifici per sostenere la pratica sportiva sia dei giovani sia degli adulti e anche degli anziani. Lo scenario dunque è vasto e lo spazio da occupare davvero enorme.
Ci troviamo a dover raccogliere una sfida epocale, inimmaginabile un paio di generazioni fa, ma non siamo impreparati. Il Csi ha da tempo intrapreso il cammino in questo senso ed è deciso a fare la propria parte. A volte affrontando la fatica di sottoscrivere accordi che comportano approfondimenti e analisi laboriose, per stabilire con chiarezza gli ambiti di competenza. Ma i risultati poi ci danno ragione, e l’accordo con la Fci mi conferma che questa è la strada giusta: dialogo, fermezza sui princìpi, chiarezza delle linee operative.
Non dimentichiamo però che alla base ci deve essere l’attività sportiva. Pensata, offerta e praticata secondo criteri ben definiti, ma pur sempre attività sportiva. Perché se ci limitiamo a produrre pensiero e documenti, alla fine mancheremmo al nostro ruolo primario con un caro saluto a tante belle intenzioni: aggregare, educare, favorire corretti stili di vita, e tanto altro. Se continueremo a fare bene il nostro compito sapremo anche accompagnare con gioia le esperienze che nascono nel Csi e poi evolvono, passando a livelli diversi. Può succedere con giovani che cominciano a muovere i primi passi con noi e poi si spostano su altri livelli, più professionalizzati, ma che rimangono i “nostri” ragazzi, e può succedere con realtà ben più articolate e complesse, come la Nazionale Amputati che finalmente ha trovato le attenzioni che meritava e ora si appresta a vivere nuove esperienze internazionali.
Siamo orgogliosi di essere incubatori di tante storie straordinarie, anche che poi prendono altre strade, perché questo dimostra che lo sport proposto dal Csi ha in sé i semi dei valori e delle qualità necessarie per diventare anche altro, senza mai tradire la vocazione di “servizio per la persona”.