La grandezza del «Mondo», mister innamorato dell’«altro»
Chi ha frequentato o ancora frequenta i campi da gioco, le palestre, le piste e ogni luogo dove si fa sport, sa con quanta attenzione bambine e bambini guardano i loro allenatori. Dopo i genitori sono probabilmente le persone di cui maggiormente si fidano e ai quali le famiglie stesse affidano i loro figli. Anche quando l’età è diversa, anche quando i ragazzi vivono le turbolenze dell’adolescenza o dell’età giovanile, gli allenatori hanno un ruolo importante, spesso decisivo nella formazione della personalità di un giovane. Con una parola, con uno sguardo, possono condizionare il loro stato d’animo, dalla gioia alla preoccupazione o viceversa, far dimenticare un problema per accompagnare a vivere la gioia dello sport. Un allenatore sa di avere queste responsabilità. Un vero allenatore, specie se di settore giovanile, è molto più di un tecnico capace di interpretare le partite, le fasi di un gioco, le tattiche da adottare in campo come nello spogliatoio. Per certi versi oserei dire che un allenatore è tale prima nella vita e poi nello sport. Il Centro Sportivo Italiano ha avuto al suo fianco, come testimonial del progetto educativo attraverso lo sport della nostra Associazione, un bella persona, un grande uomo prima che un grande allenatore: Emiliano Mondonico. Da qualche giorno Emiliano si è incamminato sul sentiero dell’eternità, ma ciò che ha fatto per lo sport e per il Csi rimarrà per sempre. Artefice di grandi successi, è stato ai più alti livelli del professionismo; per il CSI è stato capace di tornare a popolare gli spazi dell’oratorio, da dove era partito da ragazzino, mettendosi al servizio di un ideale che non fingeva di avere, ma che coltivava dentro di sé con la cultura di un uomo sempre alla ricerca, ma soprattutto innamorato dell’ “altro”, dell’umanità che c’è in ognuno e che rappresenta il patrimonio più grande per tutti. L’ho visto all’opera con i ragazzi, ho percepito in lui quelle qualità che pochi hanno: la semplicità nella dimensione più alta del professionismo. Mondonico, nel campo calcistico, era come quei grandi ricercatori scientifici che sanno parlare ai bambini semplificando e raccontando le meraviglie del Creato come se fossero cose del quotidiano. Mi piaceva leggere di lui che era un allenatore e un uomo di sport “pane e salame”. Che non significa banalità o mancanza di raffinatezza. Al contrario, nel gesto del pane e salame da mangiare insieme, Mondonico metteva la forza della relazione fra donne e uomini, capaci di amore reciproco e di solidarietà vera. Sapeva entrare negli occhi dei ragazzi come un vero allenatore, come l’uomo che mette la sua esperienza al servizio di chi l’esperienza non ce l’ha. Qualcuno dirà forse che purtroppo adesso non potremo più contare su Emiliano, in giro per gli oratori a parlare della bellezza dello sport. Lui conosceva il calcio ed era insuperabile nel trasmettere la magìa del gioco a ragazzi e adolescenti. Non dirò quindi che purtroppo adesso Emiliano non c’è più. Continuerò invece a ricordare a tutti quanto siamo stati fortunati a poter contare sulla sua amicizia, sulla sua voglia di rendere lo sport protagonista delle pagine più belle dell’avventura umana. Ci sono persone che portano luce ovunque vadano. La luce del piacere di stare insieme (anche da avversari in una partita), la luce che rischiara il cammino delle persone in questa società così distratta e incapace di vedere il bello che ci sta accanto.