Genitore o allenatore? A ciascuno il suo mestiere
Controllare i messaggi ricevuti sul cellulare e provare gioia è una esperienza piacevole, anche se rara. Lo sto sperimentando sempre più in questi giorni, grazie agli amici che mi aggiornano con foto e commenti delle manifestazioni sportive organizzate dai Comitati regionali o provinciali in questi giorni.
La confortante caratteristica comune, è l’impegno a favore dei ragazzi, nei momenti polisportivi, più adatti a far esprimere la spontaneità e la naturalezza del gioco dentro la dinamica sportiva. Mi soffermo, non per preferenze ma a titolo esemplificativo sulla festa polisportiva del comitato regionale del Csi Emilia Romagna. Qui attraverso un “segnalibro”, è stata proposta, in chiave educativa, una riflessione molto seria: «perché non ci preoccupiamo anche dei genitori?». In questo modo insieme alla cura degli aspetti ludici e quindi accanto alla particolare attenzione affinché a ragazze e ragazzi si è saputo offrire uno spazio per l’espressione più spontanea della gioia di vivere tipica di questa meravigliosa età.
I toni della proposta in realtà non sono da “lezione di corretto comportamento civico”, ma un poco canzonatori, fatti con il sorriso.
Divertente quanto efficace questo segnalibro, predisposto proprio per i genitori, con alcune indicazioni “pedagogiche” precise. Già il titolo è intrigante: «Genitore o mister? A ciascuno il suo mestiere». Poi una prima raccolta di 4 indicazioni su quello che i genitori devono evitare, partecipando alle manifestazioni dei ragazzi: «Metti dentro mio figlio!»; «Tira… tira»; «Non ci vedi?!»; «Cambia mestiere!». Frasi in rosso, con il simbolo di “divieto di accesso».
Invece sul campo verde in bella evidenza quello che i ragazzi pensano ma raramente hanno il coraggio di esternare: «Ad allenare ci pensa il mister, ad arbitrare ci pensa l’arbitro, a giocare ci penso io!»; «Guardami, sostienimi, ma soprattutto rispettami!»; «Le parolacce sono vietate: non offendere l’arbitro e il mister o gli altri genitori»; «Non insultare i miei avversari, sono bambini/ragazzi come me»; «Non incitarmi a vincere ma ad impegnarmi al massimo! Le sconfitte aiutano a crescere»; «Io dal campo ti sento: sei sicuro che sia contento di quello che dici?»; «La partita comincia nello spogliatoio: rispetta questo momento e abbi fiducia nella mia autonomia».
Penso che questo piccolo strumento di riflessione sulle dinamiche attorno allo sport dei ragazzi sia ben fatto e centri l’obiettivo di scuotere, con un po’ di serena ironia, le incrollabili certezze di molti genitori che non si mettono mai nei panni delle loro figlie o dei loro figli e non ne colgono gli aspetti di sofferenza causati dagli atteggiamenti dei genitori stessi. Si è voluto coinvolgere gli spettatori invitandoli a riflettere sul bene che produce l’attività sportiva a favore della crescita delle giovani generazioni. Un aiuto a riflettere sul modello di sport che il Csi intende proporre. I genitori sono una componente fondamentale del progetto educativo dell’Associazione e sono certamente i protagonisti dello sforzo educativo, attuato, attraverso lo sport dei propri figli. Ma le azioni vanno fatte con criterio, e con la giusta sensibilità. In tal senso il “segnalibro” realizzato in Emilia Romagna rappresenta un forte invito a fare squadra. Lo sport diventa educativo se tutti i protagonisti, in campo e attorno al campo, portando ciascuno un contributo positivo.
Chiudo con la frase che conclude l’appello del segnalibro: «Rispetta questi momenti e aspettami, ciò che conta è che sei qui con me, che io abbia perso o vinto». Nulla da aggiungere; basterebbe rispondere concretamente a questo muto appello dei ragazzi per avere fatto un passo avanti da gigante.