Più arbitri e giudici per una maggiore cultura del rispetto
Sono consapevole che se scrivo dell’importanza degli arbitri nella gestione dell’attività sportiva, i più pensano immediatamente solo al calcio. Vorrei invece portare la riflessione su questo ruolo che è ben più ampio e che investe tutta l’attività sportiva, perché gli arbitri e i giudici di gara sono indispensabili nel calcio come nella pallavolo, nella ginnastica come nel nuoto, nello sci, come nel karate o nell’atletica. C’è tutto l’ingranaggio dello sport che ruota attorno all’arbitro/giudice. Qual è la percezione che generalmente abbiamo di questa figura? La risposta è articolata. L’arbitro fa comodo e anzi, non comincia una partita se non c’è; ma al primo fischio le sue scelte sono oggetto di analisi, non certo amichevoli, e spesso di critiche tanto aspre quanto fuori luogo. Scatta infatti quello strano meccanismo per cui tutti si sentono arbitri, e in più sicuramente migliori di quello in azione in quel frangente. Vale tanto per gli sport più seguiti (basti guardare una gara in tv in qualche locale pubblico), quanto nei più piccoli tornei che si disputano ovunque in Italia nel corso dell’anno.
Questo atteggiamento però non è neutro ma ha delle conseguenze importanti perché spesso è causa della degenerazione di certi atteggiamenti del pubblico o dei dirigenti coinvolti e questa è sicuramente una (non la sola) delle ragioni per cui abbiamo sempre meno direttori di gara e quelli in attività sono sempre più “datati”.
Così non va e bisogna che il Csi cambi indirizzo. Perciò per la prossima stagione vorrei lanciare una campagna di sensibilizzazione con due obiettivi: 1) capire e rispettare l’attività e le scelte dell’arbitro/giudice) 2) formare nuovi arbitri attingendo ai tantissimi sportivi o ex sportivi che hanno a cuore le sorti della nostra Associazione. Il primo passo da fare è quello di predisporre una formazione seria e accurata che ci permetta di selezionare persone capaci di rispondere alla delicata funzione che gli viene affidata. Ma al contempo bisogna cercare di creare una maggiore “cultura del rispetto” perché altrimenti finiremo un giorno per accorgerci che siamo rimasti con un numero di arbitri/giudici assolutamente insufficiente per svolgere le attività sportive. E se vogliamo poter contare anche per il futuro, su un numero congruo di direttori di gara dobbiamo anche avere nei loro confronti i corretti atteggiamenti di collaborazione e di sostegno. Non voglio dire che si debba accettare, senza obiettare, ogni loro errore, ma che c’è modo e modo.
Iniziamo dal prender atto che anche gli arbitri/giudici sbagliano, togliendoci però dalla testa che lo facciano per partito preso o per favorire qualcuno. Se non partiamo poi dal presupposto di fondo che sono in campo per svolgere onestamente il loro compito, non saremo mai sulla strada della collaborazione. Ed è tempo ormai che, insieme con la massima cura per la formazione di allenatori (soprattutto per i settori giovanili) e dei dirigenti, ci si dedichi anche al potenziamento di un patrimonio che è a disposizione di tutti: quei direttori di gara al servizio dello sport, che chiedono solo di potere svolgere questa attività in un clima di serenità e condivisione.