«Penso positivo»: contrastare il doping è un dovere di tutti
Di una cosa sono certo: il doping nell’attività sportiva ricreativa è un assurdo intollerabile. Che senso può avere, infatti, assumere sostanze o farmaci che aiutano a superare i propri limiti naturali, per ottenere prestazioni oltre la propria misura e mettere così a rischio la propria salute? Nessuno. Eppure stiamo parlando di un fenomeno che esiste e che il Csi intende contrastare con forza. Oggi si presenta a Roma la campagna “Sport per la Vita. Il benessere integrale della persona attraverso la pratica sportiva”, fatta di tre azioni concrete di informazione, sensibilizzazione, e prevenzione per combattere il doping nello sport dilettantistico. La prima insieme con Federfarma (Federazione nazionale che rappresenta in Italia oltre 16mila farmacie private, convenzionate con il Ssn) per aiutare allenatori, genitori ed atleti a conosceree riconoscere le sostanze dopanti. La seconda nel contesto delle azioni preventive nel contrasto al doping proposte dal progetto biennale “Antidoping Green Seal”, cofinanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea che introdurrà un “bollino verde” contro il doping, certificazione di qualità per le società sportive. La terza attraverso un progetto approvato dal Ministero della Salute che prevede la produzione di diversi format di video che partendo dai sei valori chiave enunciati nella dichiarazione di principi del convegno “Sport e Fede” promosso in Vaticano nel 2016 (balance, respect, compassion, joy, enlightenment, love), faranno fare un viaggio nello sport dei valori. Come? Attraverso i racconti di testimonial sportivi oltre che di esperti del mondo dello sport, per mostrare ai giovani impegnati nello sport che il doping è una scelta assurda, una sconfitta che produce danni spaventosi. La proposta del Csi non può tollerare la presenza del doping, comunque sia inteso, perché elemento che annulla il senso più vero dello sport, quello che permette lo sviluppo della persona nelle sue infinite potenzialità. Con il doping ancora una volta si ribaltano i valori in campo e il risultato prende il sopravvento sulla persona, sull’etica, sulla morale. A mio avviso il doping mina alla base il valore dello sport e ne falsifica l’esito, tanto che non ha più senso praticarlo. Anziché essere un momento di crescita, di condivisione con gli altri e di benessere che migliora la qualità della vita, diventa infatti un momento di tensione e di scontro con l’altro. Ciò è il percorso esattamente contrario a quello per cui il Csi esiste. Sono uno sportivo “positivo”: ottimista sulla possibilità di incidere, con questa campagna, sulla scelta dei giovani, perché convinto che i giovani stessi desiderano prima di tutto stare bene e divertirsi, stare con gli amici e godere di tanti meravigliosi momenti che la pratica sportiva consente. Sono altresì consapevole che lo sport è un fattore potenzialmente molto forte per la tutela della salute delle persone. L’Oms ne ha fatto anche un bilancio economico che mette in evidenza cifre di grande rilievo. Si parla, solo in Italia, di miliardi di euro di beneficio per il Sistema Sanitario Nazionale. Questo potrebbe anche sembrare la cosa più importante, ma non è così. Più di tutto, mi preme sottolineare che il contrasto al doping è un dovere di tutti noi, che abbiamo ruoli di educatori e grandi responsabilità nei confronti dei giovani. Quella non ha prezzo. Anzi, al contrario, ha un prezzo incommensurabile.