Evviva san Paolo VI, un Papa che ha creduto nello sport
«La vita è uno sforzo, la vita è una gara, la vita è un rischio, la vita è una corsa, la vita è una speranza verso un traguardo, che trascende la scena dell’esperienza comune, e che l’anima intravede e la religione ci presenta. E voi, venendo dal Papa, innalzate forse inconsciamente, ma certo volutamente, i vostri spiriti verso queste supreme finalità della vita, che nel vostro cimento sportivo trovano splendida immagine; ed esprimete, con la vostra presenza, un desiderio, una preghiera d’essere capaci, d’essere degni non solo di rappresentare, ma di conquistare quella meta finale, ch’è il vero e ultimo destino della vita». Siamo nel 1964 e il Giro d’Italia, passando per Roma, incontra papa Paolo VI che lo accoglie con paterno affetto. Erano gli anni del grande ciclismo, lo sport più diffuso anche perché milioni di italiani potevano contare, per viaggiare, sulla bicicletta. La passione per questo sport, che in Italia ha conosciuto tempi straordinari, contagiava tutti, donne e uomini. Il Papa ben sapeva perciò di parlare a tutta la nazione. Domenica scorsa la Chiesa ha celebrato la canonizzazione di questo grande Papa, che ora è san Paolo VI. Nato a Concesio, nel Bresciano, venne eletto dopo il bergamasco Giovanni XXIII: furono uniti dalla meravigliosa esperienza del Concilio Vaticano II: Giovanni XXIII lo indisse e ne guidò i primi passi, dal 1962 fino alla sua morte, nel giugno 1963; Paolo VI lo guidò e lo concluse, dopo un intenso e proficuo lavoro nel solco della fede, nel dicembre del 1965.
Il Csi è particolarmente vicino a questo grande santo che ha dedicato tanta parte della sua vita alla gioventù. Il vescovo Montini, allora sostituto nella Segreteria di Stato vaticana, è ben presente nelle foto dei festeggiamenti per i dieci anni della nostra associazione, accanto a Pio XII. Oggi, alla luce del suo impegno pastorale, del suo esempio, del suo sconfinato amore per i giovani e per tutti coloro che si dedicano alla formazione e all’educazione, per dei giovani migliori, per degli adulti migliori. Sul suo insegnamento dovremmo anche noi accogliere ogni nuovo giorno rinnovando la promessa di mettere al centro del nostro operare l’amore, l’accoglienza, la solidarietà. Non è un sogno irrealizzabile e il fatto che la Chiesa abbia elevato alla santità questo Papa tanto discreto quanto concreto e innamorato delle comunità e dello sport, ne è probante dimostrazione.
Il suo messaggio ai ciclisti del Giro d’Italia ha venature nostalgiche, di quando era piccolo, che ci piace qui riportare: «Siamo lieti e siamo riconoscenti di questa vostra visita! È codesta una tappa, che ci fa ricordare l’interesse appassionato, con cui anche noi, nella nostra fanciullezza, seguivamo le notizie del Giro d’Italia». Poi aggiungeva: «La Chiesa approva e incoraggia lo sport, tanto di più se l’impiego delle forze fisiche si accompagna all’impiego delle forze morali, che possono fare dello sport una magnifica disciplina personale, un severo allenamento ai contatti sociali fondati sul rispetto della parola propria e della persona altrui, un principio di coesione sociale, che arriva ora a tessere relazioni amichevoli perfino sul campo internazionale ». Sono felice di questa canonizzazione, sono felice che da domenica un Papa tanto impegnato a sostenere lo sport come lo intende il Csi, sia santo. È una buona notizia per il mondo cristiano e lo è anche per la nostra associazione.