CSI 4.0. Per un’attività che sia sempre in anticipo sui tempi
Una cinquantina di comitati e poco meno di 150 dirigenti hanno dato vita, domenica scorsa, a Milano, all’incontro “Csi 4.0 – L’attività sportiva. Quali proposte? Quale futuro?” proposto dai Comitati regionali Csi di Emilia–Romagna, Friuli–Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Sono rimasto piacevolmente sorpreso di tanta partecipazione e dell’attenzione riservata ai lavori. Ho ascoltato molti interventi di persone appassionate e competenti, decise a continuare il servizio alla comunità civile attraverso la proposta sportiva, e desiderosi di avere punti di riferimento normativi più sicuri. Il momento non è facile e le voci fra loro contrastanti sulla gestione nazionale dell’attività sportiva dimostrano che siamo alla ricerca di un nuovo equilibrio. Non sarà facile trovarlo ma sono certo che i protagonisti del dibattito attuale, in particolare Governo e Coni, troveranno i necessari punti d’incontro. Sappiamo tutti che non c’è alternativa. Insieme siamo forti, mentre divisioni e contrasti non portano vantaggi a nessuno. Da Milano è emersa un’Associazione grande, articolata su un territorio vasto e complesso, desiderosa di perfezionare il proprio servizio sulle ali della tradizione, ma capace di guardare il futuro per interpretare i segni dei tempi. Nei nostri 75 anni di storia, nell’orizzonte indicato da Pio XII e dal prof. Gedda, abbiamo fatto molto per il bene dei giovani. Nati per diffondere lo sport nelle parrocchie, negli oratori, sotto lo sguardo paterno di parroci e curati, grazie alla pastorale presenza della Chiesa nella nostra struttura, abbiamo reso vero e vivo un progetto di unione tra sport e educazione. Un progetto fondamentale per la comunità perché propone la promozione della persona in un contesto sociale in continuo perfezionamento. Nei primi tempi il Csi fu impegnato a diffondere l’attività sportiva organizzata con una struttura piramidale che portava ai campionati nazionali. Seguì una seconda fase, con la storica decisione di abolire i campionati nazionali per fare spazio al concetto di “Festa dello Sport”: abolizione del risultato sportivo, sostegno all’attività ludica, spazio al divertimento.
Poi iniziò una terza fase, quella ancora attuale, con la reintroduzione dei campionati, e la proposta dello “Sport in Regola”: modello unico con percorso uguale per tutti, dal livello provinciale al regionale. Oggi dobbiamo chiederci se questo modello è ancora attuale, ma soprattutto, se sia ancora sufficiente. Siamo sempre stati precursori nel lanciare proposte sportive che sono risultate poi vincenti, che hanno fatto la storia: Giocasport, pallavolo mista, Sport in piazza, Sport per diversamente abili, per fare qualche esempio. Ora altri – anche coloro che ci guardavano con sufficienza – hanno scoperto il profondo valore di queste proposte e hanno copiato il nostro modo di fare sport. Di ciò siamo felici e orgogliosi. Oggi possiamo dire che il Csi nel corso degli anni ha sempre saputo scegliere con intelligenza le proprie strade. Allora dobbiamo chiederci cosa sia necessario fare per continuare ad essere all’altezza della nostra storia. L’attenzione al territorio, alle società sportive (soprattutto quelle impegnate in realtà socialmente difficili) deve sicuramente essere una nostra caratteristica. Ma forse è venuto il tempo di ripensare ad un “luogo della riflessione” per aprirci a nuove esperienze e, come sempre, anticipare i tempi. La giornata di Milano dimostra che c’è voglia di fare e ci sono le competenze per farlo bene. Pensiamoci.