#IoStoConBak. Accoglienza, la password del nostro gioco
Sarebbe stato assai più bello se Bak, diminutivo affettuoso di Bakary, giovane nato in Senegal 22 anni fa e adottato da poco da una famiglia lodigiana, fosse balzato agli onori della cronaca per le sue medaglie d’oro vinte nel mezzofondo arancioblu, a Cles, negli ultimi campionati nazionali Csi, sia nel 2017, sia nel 2018. E magari avesse trovato di ritorno dai successi sotto la sua abitazione uno striscione di stima con su scritto un gigantesco «Grazie Bak… hai portato Melegnano nella storia sportiva». Una gloria per l’Atletica Melegnano la società sportiva, in cui corre e dove è stato accolto a braccia aperte; un grande onore per la cittadina in provincia di Milano e per tutta la comunità.
Sarebbe stato assai più bello… Invece in questa Italia che ogni tanto viaggia a testa in giù è avvenuto il contrario, perché qualche “eroe dell’anonimato” ha pensato di conquistare i titoli della cronaca scrivendo insulti razzisti sul muro sotto il palazzo dei Pozzi, dove abita Bak. Forse il gesto meriterebbe l’oblio delle imprese che eccellono per stupidità, ma come Centro sportivo italiano abbiamo pensato che non avremmo potuto tacere. Così abbiamo reagito manifestando il nostro sdegno per l’accaduto e al contempo tutto l’affetto, la solidarietà, l’amicizia, l’ammirazione e la gratitudine nei confronti del giovane. È così divenuta virale in questa ultima settimana la campagna social #IoStoConBak, tesa a evidenziare gli aspetti positivi dell’integrazione attraverso lo sport.
Da tempo in tutta Italia, viviamo in una società multietnica e dispiace davvero molto che non facciano notizia i moltissimi casi di integrazione vera, concreta, familiare e sociale, che quotidianamente il Csi attua sui propri campi, sulle piste, nelle palestre e ovunque si faccia attività sportiva secondo i canoni dell’associazione. Questo di Bakary ne è solo un esempio. Non posso non pensare a Bergamondo, straordinario campionato di calcio per migranti promosso dal Csi di Bergamo, che da oltre 12 anni, integra nella provincia orobica, con un pallone, intere comunità di giovani lavoratori extracomunitari.
Credo che in tempi di disorientamento e di rifiuto dell’altro, il modello sociale da cui ripartire sia quello trasversale di una reale sinergia tra tutti i protagonisti della crescita e dell’educazione dei nostri giovani. In questo contesto, lo sport e le nostre società sportive da 75 anni combattono la sfida educativa più difficile: quella cioè di rendere “normale” la cultura dell’incontro.
Accoglienza ed integrazione sono due “password” obbligatorie nell’idea di gioco che ha il Csi, ad ogni latitudine. Per restare ancora alla fine settimana scorsa ci arrivano buone notizie. A Modena dei ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico o disturbi dello sviluppo hanno giocato a calcio a 7 per una festa di sport e di amicizia: una piccola cosa, dal grande valore.
Di esempi come questo potrei citarne davvero molti altri. Tornando in ultimo a Bak, lo aspettiamo in pista, con la sua forza, la sua simpatia e se possibile, senza rabbia, perché lui sa di essere circondato da affetto sincero. Noi stiamo con Bakary, #iostoconBak e con tutti gli indifesi, senza tutele, vittime di discriminazione.