«Sport o Chiesa?». Tra radici e prospettive
«Sport o Chiesa?». Il convegno su un tema così affascinante ma impegnativo in programma a Roma il 15 e 16 marzo, presso Villa Aurelia, è stato voluto per riflettere insieme, con atteggiamento fraterno, sui princìpi fondanti la nostra Associazione.
Iniziamo così le celebrazioni per ricordare che da 75 anni stiamo operando al servizio della comunità, per uno sport educativo e formativo, capace di offrire gioia di stare insieme nel gioco, nella pratica sportiva. Ancora oggi sentiamo forte il senso di appartenenza alla Chiesa italiana. Ci unisce l’impegno a realizzare un progetto di servizio educativo in particolare ai giovani (ma non solo a loro) che affonda le proprie radici nelle motivazioni così solide che resistono al passare del tempo e anziché indebolirsi, si consolidano.
Ciò dimostra la lungimiranza dei fondatori che pensarono un progetto di sport a misura di persona, in particolare per favorire l’incontro e la pratica fra i giovani. Mi aspetto che le analisi e i dibattiti del prossimo convegno facciano nascere idee nuove per rilanciare la collaborazione fra l’Associazione, i Comitati e le società sportive, e tutto il mondo ecclesiale, dalle Diocesi più grandi alle più piccole parrocchie. Mi auguro che si confermi la disponibilità a condividere il valore della pratica sportiva come uno strumento di formazione della persona, chiamata ad affrontare, nella vita, tanti difficili passaggi. Soprattutto però voglio sperare che dal quotidiano incontro e dalla rinnovata volontà di collaborazione tra Csi e Chiesa cattolica, nascano tanti focolai di amore reciproco e universale. Allora ecco che riusciremo a fare anche i passi più piccoli ma concretamente indispensabili. Sarebbe bello, per esempio, che in ogni Comitato Csi fosse nominato al più presto, da parte delle Diocesi, l’Assistente ecclesiastico. Al contempo però vorrei che non accadesse che un Parroco si trovi costretto ad organizzare momenti di sport perché non ci pensano le società sportive della Parrocchia. Dobbiamo provare, a fare, tutti insieme, il bene dei ragazzi e della comunità in cui viviamo. Luoghi per agire ce ne sono, e dove non ve ne sono, vanno creati. Mi aspetto comunque che il convegno non serva per piangerci addosso, per rivendicazioni di diritti ostentati da chi non vede mai i doveri da assolvere. Ci porti invece a riflettere, a mettere in ordine le idee e subito dopo, ascoltando la voce del cuore, riprendere a servire gli eterni ideali che ci hanno portato a scrivere tante pagine, da protagonisti, nella storia sociale e sportiva dell’Italia.