Gioco di squadra tra campioni e ragazzi delle parrocchie
La scorsa settimana due squadre d’oratorio hanno giocato sul prato dell’Olimpico, prima della finale Atalanta– Lazio, nell’ambito della Junior Tim Cup. Chi segue un po’ le vicende del calcio giovanile sa bene quanto la formula del torneo sia ben articolata e coinvolgente, capace di far incontrare il calcio dei campioni, con quello degli oratori, dei primi calci, dei luoghi della relazione, dello svago, della solidarietà e dell’amicizia. Ho vissuto quei momenti in diretta, andando a salutare i ragazzi negli spogliatoi prima dell’incontro, toccando da vicino le loro emozioni, la gioia, l’allegria quasi incredula, come fosse un sogno. Credo che la stessa emozione l’abbiano provata anche i ragazzi degli oratori che non hanno giocato la partita, ma che vi hanno assistito da tifosi, sostenitori, appassionati. Il calcio esprime una magìa particolare perché coinvolgente, perché espressione del gioco di squadra, che fa tutti protagonisti. L’avventura però non è finita perché stiamo per vivere il momento conclusivo. Questa settimana infatti, a Coverciano, si incontreranno le finaliste della Junior Tim Cup 2019. Arriveranno da tutta Italia per le loro partite decisive, per disputare incontri che rimarranno indelebili nei loro cuori. Lo sport ha una legge severa: per ogni vincitore c’è uno sconfitto, e non si può essere felici di perdere. Ma sono sicuro che alla fine sarà gioia di tutti perché insieme si vivranno grandi emozioni. I sogni di questi ragazzi, si esprimono attraverso la Junior Tim Cup, manifestazione che ha avuto origine nell’intuizione e nella generosità di alcune realtà massima espressione dello sport di alto livello: Lega Serie A, Tim che da anni investe risorse ed energie non indifferenti. E va ringraziata anche la Figc, per la concessione del Centrotecnico federale. Mi piace pensare che un progetto così non sia di qualcuno ma di tutti. I protagonisti,quelli che lo fanno vivere, quelli che lo hanno agevolato. È una bella storia italiana. È la migliore espressione del collegamento che è sempre esistito tra lo sport degli oratori, dei ragazzi che guardano al futuro con occhi incantati e lo sport di vertice, di chi ha raggiunto i livelli più alti ed è spesso sotto i riflettori. Sono due dimensioni che a prima vista possono apparire troppo lontani per avere punti in comune. Invece un punto in comune c’è ed è sotto gli occhi di tutti: il gioco come espressione della creatività, della fantasia, della forza atletica, della tecnica dei ragazzi e dei giovani. Dimensioni lontane fra loro? Non è vero. Bastava essere alla conferenza stampa antecedente la finale di Tim Cup e guardare con attenzione Inzaghi e Gasperini fermarsi con i ragazzi, firmare le maglie, sorridere compiaciuti, condividere la trepidazione del prepartita. Chi ha fatto sport sa che c’è qualcosa nel ragazzo di oratorio che rimane sempre, anche quando tutti attorno guardano allo sport parrocchiale come a qualcosa di poco interessante, forse persino inutile. Mi sono soffermato tanto sul calcio, in occasione dell’imminente finale della Junior Tim Cup. Ma altrettanta bellezza è espressa in altri sport. In particolare penso a quelli per i quali si stanno svolgendo le finali nazionali. Per tutti cito il nuoto. Sono appuntamenti seri, addirittura severi a volte, che vanno affrontati con la gioia di fare cose belle, vivere esperienze esaltanti, godere di tanti momenti di amicizia e di gioia di stare insieme. Lo sport è soprattutto questo. Il Csi è soprattutto questo: emozioni intense, tangibili, visibili.