Csi alimento completo per far crescere campioni nella vita
Per capire il mondo, dicono i saggi, bisognerebbe conoscerlo.
Per capire il Csi di oggi ritengo che si debba fare uno sforzo per conoscerlo sempre meglio. Il modo migliore, forse l’unico, per conoscerlo davvero è quello di calarsi nella realtà degli eventi e provare e respirare la stessa aria di chi partecipa, pur nei diversi ruoli, alle manifestazioni.
Questa breve premessa per dire che non sono arrivato a Cesenatico per caso o perché è dovere del Presidente nazionale. Ero presente per assistere di persona alle finali nazionali Juniores e Allievi e mentre facevo un giro sui campi a vedere e godermi le partite delle finali, evitando accuratamente di entrare in questioni tecniche su vincitori e vinti, mi sono reso conto di quanta gioia mi desse essere lì a gustare la “cottura” degli ingredienti che fanno del Csi un alimento completo, efficace per il corpo e per l’anima. Sotto un sole cocente ho visto tanto impegno, tanta voglia di giocare per vincere, senza mai trascendere; ho visto esultanze e feste dei vincitori e qualche volto deluso e qualche lacrimuccia nei battuti. Ho visto arbitri sfiniti per l’impegno (in certi momenti massacrante) e ho percepito anche qualche fugace momento di tensione.
L’età e il ruolo mi hanno permesso di osservare con calma e di assaporare tutti i momenti, uno dopo l’altro, con il solo desiderio di capire cosa è oggi il Csi, perché è ancora oggi così amato e perché è ancora così forte. Ho capito molte cose osservando con attenzione il popolo dei volontari dell’Associazione: sono in tanti e contenti di essere CSI. Si legge loro in faccia l’entusiasmo, la voglia di fare bene e soprattutto di fare il bene dei ragazzi. Fanno tutto quasi in incognito, con una modestia disarmante, come se si preoccupassero di non disturbare.
Questa è gente che si muove per amore di un ideale, è gente che sa cosa voglia dire essere al servizio.
Allora posso dire che sono orgoglioso di questo CSI, che sento profondamente mio perché mi ci calo dentro con una naturalezza e al contempo con una forza risultante di una comunanza di idee e di intenti.
Voglio precisare, perché forse è opportuno, che sono orgoglioso di questo CSI sapendo di non avere alcun merito particolare. Solo che vedendo all’opera questi volontari mi verrebbe la voglia di fare qualcosa come loro, insieme con loro. Queste mille e duecento persone mi fanno capire quanto sia importante lo sport nella vita di una comunità, a partiredalla nostra grande, grandissima famiglia.
Ieri mattina ho incontrato una squadra che rientrava in albergo; sui loro volti c’era la delusione e quando ho chiesto cosa fosse successo mi hanno dato la risposta più ovvia: “Abbiamo perso!”. Ma subito dopo la parte più bella: “Comunque siamo contenti perché è stata una bella partita e abbiamo dato tutto!”. Ho raccontato una storia qualunque, che nel Csi si ripete molte volte ad ogni manifestazione. Ma la vera sintesi di tutto sta proprio qui, nella spiegazione data dalla squadra che ha perso la finale ma ha vinto nella vita.
Sento di dover ringraziare tutti perché porto a casa la convinzione che il Csi del settantacinquesimo anno di attività stia disegnando un futuro che lo vedrà protagonista, positivo e autorevole, anche nei prossimi anni.