Il bello dello sport in quel rumore di fondo dell’indignazione
Molto a malincuore torno sul tema dei tifosi che anche nell’ultimo turno di Serie A hanno provocato la reazione di Balotelli e la sospensione per alcuni minuti della gara Hellas Verona– Brescia. Perché a malincuore? Perché non vorrei far parte del coro delle condanne scontate, delle reazioni a catena e di chi invoca a gran voce leggi più repressive. Amo lo sport ed il calcio in particolare, avendolo vissuto per decenni come arbitro. Potrei dire che ne ho viste di ogni genere, ma non è questo il punto. Mi spiace che si parli tanto di episodi vergognosi e inaccettabili come quello citato perché finiamo per dimenticare quanto di buono e di bello avviene su ogni campo, nelle palestre, sulle piste e ovunque si faccia sport ogni giorno. Come se una cappa di fuligine calasse su un campo fiorito facendone sparire la bellezza e sottraendola allo stupore del mondo. Questo è l’aspetto principale: non vorrei che il rumore di fondo dell’indignazione sulle bravate di qualche eroe che si nasconde nel gruppo dei goliardi, finisse per far percepire uno sport che non esiste. Sono convinto che l’attività sportiva sia una delle espressioni più belle e genuine della nostra società, proposta e gestita da un esercito di dirigenti di società sportive che non esiterei a definire eroici, perché nel silenzio e nella più assoluta semplicità sanno assumersi oneri di lavoro organizzativo, di responsabilità economiche e assicurative, di gestione delle relazioni con gli atleti, con gli allenatori, con Federazioni ed Enti organizzatori e con le famiglie coinvolte. Famiglie che affidano con fiducia le loro figlie e i loro figli alla cura di questi dirigenti, sapendo che figlie e figli troveranno ambienti sani, dove l’educazione è un valore importante, dove si formeranno come donne e uomini ai quali verrà affidato il loro e nostro futuro. Vorrei evitare anche il rischio di fare il gioco dei cosiddetti “goliardi” perché sono convinto che tutto questo clamore in fondo li gratifica. Più la grande comunicazione li critica e più i social di riferimento li innalzano ad eroi di un modo “diverso”, “libero”, “anarchico” di vivere lo sport. In realtà dietro questi atteggiamenti c’è solo povertà morale e culturale e la più assoluta mancanza di consapevolezza che così si danneggia un settore sociale che ha grandi potenzialità aggregative, formative, educative. Un altro motivo per il quale torno con fatica sugli avvenimenti dei giorni scorsi, pur consapevole che è mio dovere, sta nella consapevolezza che nessuno può permettersi di ergersi a giudice supremo. Io dico sempre, quando mi è richiesto un parere da presidente nazionale del Csi, che noi dobbiamo essere capaci di guardare ciò che accade in casa nostra, perché purtroppo di persone immature e capaci di azioni dannose ce ne sono ovunque. Proprio recentemente, in una partita di un Comitato fra i più attivi e preparati del nord, un genitore ha saputo dare il peggio di sé intervenendo contro un ragazzino in campo. Un fatto devastante per gli effetti che quel gesto ha avuto e avrà sui bambini presenti, che saranno portati a pensare che gli adulti predicano bene ma poi nei fatti sono inguardabili. Sono infine convinto che gli autori di queste bravate sono comunque delle specie in estinzione. Perché nel futuro ragazze e ragazzi di etnie e colori diversi, tra qualche anno, saranno indistinguibili. Un segno c’è già: basterebbe ascoltarli quando si incontrano, quando giocano, negli spogliatoi: sono uniti dal dialetto, parlato con naturalezza e con l’inflessione locale, ma soprattutto dalla passione per la loro disciplina. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma per certa gente è già iniziato il cammino verso la fine. Per fortuna nessuno può fermare il cammino del mondo e nessuno sentirà nostalgia di certi eroi.