10 gennaio 2009
Campioni d’inverno: per noi significa tanto
Su quanto valga il titolo di campione d’inverno ci sono pareri differenti. I grandi club da sempre snobbano il primato invernale, forse per la remota sensazione che il primo posto al termine del girone d’andata possa "portare male" in funzione della fine del campionato. Per questo la parola d’ordine è: «Questo titolo non conta nulla, ciò che conta è lo scudetto». Per noi è diverso. Chi siamo noi? Siamo ciascuna delle decine di migliaia di squadre che fanno parte delle 12 mila società sportive del CSI.
Su quanto valga il titolo di campione d’inverno ci sono pareri differenti. I grandi club da sempre snobbano il primato invernale, forse per la remota sensazione che il primo posto al termine del girone d’andata possa "portare male" in funzione della fine del campionato. Per questo la parola d’ordine è: «Questo titolo non conta nulla, ciò che conta è lo scudetto». Per noi è diverso. Chi siamo noi? Siamo ciascuna delle decine di migliaia di squadre che fanno parte delle 12 mila società sportive del CSI. Per noi il titolo di campione d’inverno conta, perché per noi essere campioni d’inverno non significa essere davanti in classifica, ma prendere atto che qualcosa è cambiato. Significa, in particolare, vedere che almeno in parte, da settembre a oggi, sono cambiati i ragazzi. Significa vedere che Matteo non litiga più con tutti durante gli allenamenti; che Paolo non è più’ escluso dal gruppo e ha fatto amicizia; che Giovanni, il campioncino di turno, non fa più il "fenomeno" ed ha imparato ad impegnarsi come gli altri. Per noi il successo non si misura in punti, vittorie e classifica. Per noi la sosta invernale è l’occasione per verificare quanto sono maturati i ragazzi e i giovani che ci sono stati affidati. Ogni piccolo passo avanti in questa direzione è un successo di per sé meraviglioso e vale il titolo di campione d’inverno. Che bello vedere che in pochi mesi di attività, da settembre a oggi, si è riusciti a far sentire ai ragazzi che ciascuno di loro è importante, e non solo "quelli bravi"; che gli si vuol bene non per come giocano ma per quello che sono come persone. Certo, per chi si misura in questo compito non tutto sarà stato facile, con momenti di fatica, di sconforto, di incertezza, di solitudine. E’ normale: educare alla vita non è mai semplice, ciò che conta è vedere che alcuni risultati sono stati raggiunti. Ma lo scudetto d’inverno non lo vince solo chi ha la fortuna di fare l’allenatore o il dirigente di una squadra di giovani, lo vincono anche tutte le società sportive rimaste fedeli, nell’azione quotidiana, al loro progetto educativo e tutti i Comitati provinciali che hanno cercato di promuovere una cultura dello sport basata sui valori umani e cristiani. Ora, dopo la sosta di fine anno, è tempo di rimettersi in moto. In tante realtà sono già ripresi gli allenamenti, le partite, le manifestazioni, le riunioni. Ci attendono altri sei mesi di attività entusiasmante. Con nel mirino la voglia di aggiudicarsi lo scudetto educativo. Tanto quello mica lo vince uno solo. Possono cucirselo sulle maglie tutti quelli che faranno cambiare in meglio i loro ragazzi. E alla fine, a meritarlo saranno in tanti. Ne sono certo.