Come sempre dalla parte delle società sportive e degli atleti
Il CSI, ogni anno, si incontra ad Assisi, in concomitanza con la festività dell’8 dicembre. Quest’anno, causa pandemia, stiamo immaginando un appuntamento digitale, sul quale avrò modo di tornare. Pensando ad Assisi mi torna in mente quello 2017, quando il CSI incontrò la politica, ospitando esponenti di diverse aree del Parlamento. In quell’occasione, convinti che migliorare si potesse, chiedemmo con forza la parità, nelle diversità, nel mondo sportivo tra lo sport di base e quello dell’alta prestazione. Normative per regolare la vita degli Enti nel rapporto con le Federazioni insieme al rispetto della nostra appartenenza nel «sistema Coni». Sono passati solo tre anni, ma sembra sia cambiato il mondo. In così poco tempo si è messo mano ad una riforma dello sport, fermata a metà strada e che ora viene rilanciata; è nata Sport e Salute, il cui ruolo non si è affermato in modo chiaro, ma apre ad una nuova fase di protagonismo dello sport sociale; avviato inoltre un tentativo di ridefinire il Coni per la sua indispensabile funzione nel coordinamento dello sport di vertice. Si sono succeduti due Governi fra di loro molto differenti. In questo continuo cambio di orizzonti è rimasta, purtroppo, invariata l’incapacità di valorizzare pienamente lo sport di base, educativo e formativo. Chi scrive le nuove norme dello sport, forse perché sotto pressione, o perché tormentato da soggetti fuori dal tempo e al di sopra di qualsiasi legge, sta forse immaginando uno sport senza il CSI? Gravissimo, se così fosse. Perché, mi chiedo, non si comprende ancora il valore della nostra presenza nella società? Eppure basterebbe guardare i casi, avvicinandosi alle società sportive più piccole (e quindi più importanti), dando uno sguardo negli oratori, cogliendo le vere richieste delle famiglie. Sarebbe sufficiente per accorgersi degli investimenti profusi nella sicurezza, nei protocolli per la ripartenza, nell’affiancamento ai tanti tecnici ed istruttori, ai numerosi dirigenti che stanno subendo, sulla loro pelle, una crisi mai vista prima, affatto alleggerita da qualche bonus a pioggia. Ci sentiamo un po’ Cenerentola: sfruttati da tutti per il lavoro quotidiano, ma senza essere considerati nei momenti in cui occorre condividere un percorso, o decidere del nostro futuro. Proseguiamo a chiedere le stesse cose di tre anni fa ad Assisi. Ma anziché risposte, ci arrivano le solite domande – oramai irritanti – su chi sosteniamo o quale parte appoggiamo. Una domanda precisa invece la poniamo noi: «chi è dalla parte dello sport, dalla parte dei valori e della giustizia, della parità sociale, dell’inclusione, o meglio, della non esclusione? Chi sta con lo sport per i più piccoli, i dimenticati, i più fragili? Chi sta dalla parte delle società sportive in crisi, ormai senza ossigeno? Chi sta dalla parte dei campionati giovanili accessibili a tutti e senza vincolo poliennale, delle attività sportive nelle periferie e ovunque ve ne sia bisogno? Non stiamo con qualcuno. Noi non stiamo con Sport e Salute, né con il Governo, né con il Coni. Stiamo con chi si occupa di fare il bene dei ragazzi e delle famiglie. E staremo con chi avrà la capacità di venirci incontro nei fatti e non a parole, facendoci intravedere un futuro vero per lo sport di base. In quel momento, saremo pronti anche a collaborare, a ricostruire, a stare con chi lavorerà per il bene dello sport. Se vedremo ciò, appoggeremo la Riforma, Sport e Salute e il Coni. Fino ad allora, restiamo solo con le società sportive e i nostri atleti ed atlete.