Pur in video, tutta la magia di un meeting che nutre l’anima
Più che mai quest’anno “incontrarci” ad Assisi sarà un modo vero di metterci in ascolto degli altri e di noi stessi nella condivisione degli ideali più profondi del Csi.
Paradossale forse, che proprio in questi giorni del distanziamento fisico, fra persone, tra regioni, venga in evidenza la modalità più radicale dell’incontro: far spazio all’ascolto ammutolendo le tante voci del quotidiano, in giorni così particolari, segnati da sofferenze per tante famiglie, costrette al silenzio interiore, facendo riscoprire in ognuno di noi tanta spiritualità, tanta sete di verità e di Dio, come raramente c’eravamo accorti. Ad Assisi abbiamo sempre trovato le basi spirituali del nostro essere Associazione, del metterci insieme per vivere lo sport come dimensione che avvicina, che educa i più giovani e accoglie il servizio ai più anziani. È sempre stato un momento di confronto, di preparazione, di preghiera, di pellegrinaggio. Quest’anno possiamo fare meglio, dedicandoci all’essenziale con maggiore intensità. Ci mancheranno certo gli incontri, gli abbracci, i saluti rituali, ma Assisi è stata, e tornerà ad essere appieno, soprattutto un momento di amicizia, dove il Csi metteva in essere la sua anima: l’ispirazione cristiana, nel centro della cristianità. Lì abbiamo condiviso molti passaggi fondamentali della vita associativa.
Ma se anche quest’anno siamo stati costretti ad organizzare tutto in videomeeting, ognuno a casa propria o in ufficio, non mancherà uno degli elementi caratteristici: la preghiera.
C’è di fatti grande desiderio di partecipare, c’è proprio la scelta di essere parte di un grande gruppo, di una grande comunità che condivide valori che ci rendono persone, donne e uomini con un destino che è un soffio nello spazio dell’eternità. Avere avuto il dono della vita è un dono divino, essere uniti nel Csi è il modo più bello di dare un senso alla nostra vita. Per noi lo sport è una magìa che costruisce relazioni. Il nostro è un servizio che nutre prima l’anima e poi il corpo.
Il dialogo che svilupperemo con illustri esponenti del mondo ecclesiastico, politico e del mondo sociale permetterà di sottolineare la preoccupazione di questi giorni. Un affanno dovuto alla terribile situazione sanitaria, ai conseguenti dolorosi riflessi socio–economici, ma anche al rinnovamento del mondo sportivo, delineatosi in questi giorni, di cui non riusciamo a capire bene il perimetro e soprattutto quale sarà il nostro destino, il destino del Csi. Appare profetico il titolo di Assisi 2020: “Generare futuro. Il dovere di costruire una nuova realtà”. Credo che sia il momento più bello: affidare a San Francesco, al suo amore per Cristo, all’amore per il Creato, chiedere aiuto per il rilancio per l’Associazione. Saremo pronti a ripartire appena possibile. Essere nello spirito di San Francesco, infatti, vuol dire non aver paura della notte, della Croce, ma, anzi, farne i nostri punti di forza. Nella notte, se stiamo insieme, se siamo Csi, non ci smarriremo. Nella Croce non c’è il rischio di perderci ma la certezza della salvezza, di ritrovarci più forti che mai, perché quello di cui più abbiamo bisogno non è difficile da cogliere. Basta guardare dentro di noi per trovarlo, per capire che la vita è davvero la partita più bella che possiamo giocare.