14 gennaio 2021
Non solo co.co.co. Insieme per lo sport del futuro
Da tempo, il Csi chiede a gran voce l’introduzione di norme a tutela del lavoro sportivo. Ho presentato alcune note e riflessioni sul tema anche nella recente audizione alla Camera. In Parlamento, quindi, il lavoro sportivo è all’ordine del giorno non solo con un Decreto, ma anche confrontando le parti interessate. Il momento è delicato perché gli interventi da attuare sull’organizzazione dello sport possono essere devastanti. Molti gli elementi critici del Ddl in preparazione. Fra i più importanti lo status di “dipendente” previsto per chi è impegnato nell’attività sportiva. Questo, che sembrerebbe offrire la maggior tutela possibile a chi lavora, in realtà è un boomerang: in pochi potranno permettersi un’assunzione. Stiamo parlando di migliaia di persone indispensabili per l’attività sportiva e per la gestione degli impianti, visto che sempre più le Amministrazioni locali sono costrette ad esternalizzare i loro impianti. Non dimenticando che chi fissa le regole dovrebbe valutare bene la portata della norma che va ad introdurre. Stando ai testi attuali, ad esempio, i dipendenti pubblici risulterebbero incompatibili con ogni tipologia di lavoro sportivo. Arbitri, giudici e tecnici... costretti ad abbandonare? Quale destino per le società e i campionati che si reggono anche sul loro contributo? Una simile norma, peraltro, introdurrebbe un diverso trattamento fra dipendenti pubblici e privati. Se il legislatore intendesse mettere ordine e introdurre diritti fondamentali per chi lavora, così otterrebbe il risultato opposto: perderemmo il contributo professionale di gente qualificata come pure molte attività finirebbero nel sommerso. Non è questo il concetto di sport del futuro che occorre all’Italia. Altro esempio l’approccio (rivedibile) del decreto che limiterebbe gli introiti da sponsor. La sponsorizzazione è un sostegno che evidenzia diverse aziende o realtà economiche del territorio, spesso migliorando i conti nella gestione degli impianti ma che nello sport di base, anzitutto permette di alleggerire i costi per le famiglie. Ciò mi è particolarmente a cuore: accogliere ragazzi nelle attività sportive, senza esclusioni. È giusto che lo Stato detti le regole, ma allora perché non rivalutiamo le collaborazioni coordinate e continuative? Sono tipiche del lavoro sportivo, ben radicate e collaudate. Con un lavoro non subordinato, flessibile rispetto a orari, festività. Le Co.co.co. non solo appaiono lo strumento più idoneo ma ostacolerebbero il ricorso al lavoro nero o il fiorire di finte partite Iva a forfait.
C’è molto da lavorare su questi decreti, favorendo quel dialogo e confronto, cui il Csi è da subito disponibile.