Non solo campioni, il sistema sportivo tuteli i più deboli
È il momento della collaborazione e della coesione. Il tempo della crisi pandemica si sta protraendo da ormai un anno e ancora non si vede la fine. Di ciò abbiamo ragionato nella riunione con i Presidenti provinciali CSI di tutta Italia, per decidere, tutti insieme, come comportarsi in attesa delle nuove indicazioni che verranno dopo il 6 aprile a scadenza del Dpcm in vigore. Insieme, si è deciso di permettere a chi è in condizioni di farlo di poter continuare a fare le attività, gli allenamenti, insomma il necessario e “possibile” per tenere accesa la fiamma dell’attività sportiva. Indicazioni comunicate a tutta l’Associazione con la raccomandazione di usare la massima prudenza. Non è affatto una contraddizione. Posto che abbiamo dimostrato coi fatti d’avere a cuore la salute dei nostri associati e delle loro famiglie, rispettando con rigore le norme vigenti e applicando stringenti protocolli, abbiamo anche il dovere d’aiutare chi può a proporre un po’ di sport e non perdere tale opportunità. Parliamo difatti di una nazione, non di un piccolo paese; ed è evidente che le diverse condizioni oggettive vadano vagliate, caso per caso, regione per regione. Occorre distinguerle e utilizzare ogni spiraglio, quando esiste, per inserirci con proposte sportive. Non possiamo lasciare che tutto si fermi anche dove non è necessario lo stop. Lo sport è uno strumento sociale troppo importante in questo momento, capace di aiutare l’equilibrio psichico della gente e sostenere il morale dell’intera società. Le società sportive sono in grandi difficoltà, organizzative ed economiche, ma non c’è altra strada che dar vita ad ogni forma di sport, solo nel più rigoroso rispetto delle norme di tutela della salute delle persone. Intanto sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati i 5 decreti attuativi della Riforma dello Sport dell’ex ministro Spadafora.
Non ne sentivamo il bisogno. Saranno fonte di problemi. Seppur in funzione nel gennaio 2022 e con l’intenzione (mi hanno assicurato) di riproporre i temi in Parlamento per un perfezionamento, lo sport così uscirebbe dalla terribile pandemia per finire in un altro disastro normativo, senza poter più riprendersi. Questi decreti (pur con elementi di innovazione), non tengono alcun conto dello sport di base e del volontariato, che invece sarebbero centrali. Si è immaginato, con questa riforma proposta, un mondo che non c’è, come se non esistesse lo sport degli oratori, delle società sportive più numerose e diffuse, quelle che accolgono i più deboli. Sembrerebbe esista solo lo sport d’alto livello, ma non è così. Il sistema sportivo non può tutelare solo i forti. Il compito di uno Stato credo sia tutelare i cittadini, soprattutto se fragili, perché i campioni sanno tutelarsi molto bene da soli.