Tra dignità e coerenza, diamo forza allo sport
Nelle scorse settimane, girando per l’Italia, ho incontrato molti assessori e sindaci. Uno di loro, a margine di un convegno, mi ha detto: «Sa Presidente, le società sportive nella mia realtà svolgono veramente un gran bel lavoro. Il problema è che sono sempre lì a piangere e a chiedere soldi che sinceramente non ci sono». La battuta mi ha ricordato che non è ancora estinta la razza dell’Assessore «superficiale e disinformato». Per fortuna oggi la maggioranza degli amministratori pubblici la pensa diversamente. E questo è un gran bene per il Paese e per l’educazione dei ragazzi e dei giovani. Ma ai pochi che conservano una mentalità superata vorremmo provare a chiarire le idee. Per prima cosa le società sportive non sono sempre lì a piangere. Esattamente il contrario: sono sempre lì, giorno dopo giorno, a portare avanti, tra mille difficoltà, un lavoro di animazione e di educazione dei giovani che ha dell’incredibile al limite dell’impossibile. In seconda battuta le società sportive non sono sempre lì a chiedere soldi. Certo, oggi per far quadrare il bilancio a fine stagione una società sportiva di base deve fare miracoli. I soldi servono, eccome. Detto questo, c’è una cosa che per le società sportive viene molto prima dell’euro: è vedere riconosciuta la dignità del loro servizio sociale ed educativo. Vorremmo che ciascun assessore e ciascun Sindaco (da quello della metropoli più grande a quello del comune più piccolo nel nostro Paese) comprendesse il ruolo da «agenzia educativa» che i gruppi sportivi svolgono sul territorio. Vorremmo che fosse sempre, ma proprio sempre, così e possibilmente con una chiara e significativa coerenza. In altre parole, le società sportive sono stanche di sentirsi dire che sono brave, che sono belle, che devono andare avanti così… salvo poi misteriosamente contare nulla o quasi quando si tratta di ragionare in termini di assegnazione dei preziosi contributi economici o di assegnazione di impiantistica sportiva. La politica delle pacche sulle spalle e del dire siete “bravi e belli” ma non contate nulla appartiene al passato. Oggi a chi si assume (a qualsiasi livello) responsabilità di governo chiediamo di sostenere concretamente l’azione educativa delle società sportive. Fortunatamente tanti assessori e tanti sindaci lo fanno. Altri un po’ meno. E probabilmente non riescono ad avere neppure idea dell’errore che compiono.